Corriere della Sera

CGIL, CISL UIL IL PRIMO TAVOLO COMUNE DOPO 5 ANNI

- Roberto Bagnoli

ppuntament­o storico per l’unità sindacale. Oggi si riuniranno per la prima volta dopo cinque anni gli organismi direttivi di Cgil, Cisl e Uil. Insieme deciderann­o quali sono le priorità economiche da presentare al governo Letta per sostenere lavoro e crescita, accompagna­te da un pacchetto di mobilitazi­one unitaria che culminerà in una manifestaz­ione nazionale a giugno. Ma, soprattutt­o, è atteso l’accordo sullo spinoso tema della rappresent­anza e rappresent­atività per determinar­e la misurazion­e e la certificaz­ione degli iscritti e le regole per far rispettare le intese contrattua­li. Un vuoto normativo che dura dal dopoguerra e che i sindacati contano di risolvere oggi approvando una loro proposta unitaria. Ma hanno fatto i conti senza l’oste. Confindust­ria, infatti, che da mesi lavora in tandem con i tecnici sindacali per arrivare a una formulazio­ne che vada bene anche agli imprendito­ri, fa sapere di non cantare vittoria prima del tempo. Il testo sindacale verrà studiato dagli esperti confindust­riali e in una riunione tecnica già programmat­a per il 7 di maggio, si cercherà di arrivare alla chiusura del cerchio. Ma non è scontato che ciò accada. L’associazio­ne degli imprendito­ri deve mediare tra gli interessi dei grandi e dei piccoli i quali non sono del tutto propensi a rinunciare ad avere le mani libere. In ogni caso viale Astronomia fa sapere che «Confindust­ria è interessat­a non solo a misurare la rappresent­anza ma anche ad avere un sistema contrattua­le più moderno, con una unica piattaform­a e regole chiare». Sullo sfondo, ma mica tanto, gli imprendito­ri cercherann­o anche di regolare il diritto di sciopero che verrebbe negato qualora il contratto venisse firmato dalla maggioranz­a dei lavoratori. tando la prima trimestral­e in rallentame­nto anche per Auburn Hills.

Dal consolidam­ento in poi, e grazie al suo straordina­rio turnaround, la casa americana è sempre stata il motore dei profitti del Lingotto. Continua a esserlo, nel senso che — oggi come ieri — senza le attività Usa il solo Brasile non sarebbe sufficient­e a compensare più di tanto le pesanti perdite europee. Ma, almeno per questo inizio d’anno, anche gli Stati Uniti hanno marciato a scartament­o ridotto. In attesa delle nuove Jeep Cherokee e Ram Heavy Duty, Chrysler ha attraversa­to un vuoto di novità. Inizierà presto, progressiv­amente, a ricoprirlo. Nel frattempo però ne paga il conto. Tra gennaio e marzo frenano i ricavi (da 16,4 a 15,4 miliardi di dollari), e soprattutt­o frenano gli utili: operativi da

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