Fondò il pensiero laico, ma tutti lo tennero a distanza
Quando diede alle stampe il Trattato teologico-politico, Baruch Spinoza era consapevole dei guai a cui sarebbe andato incontro e non trascurò nessuna precauzione: scrisse il saggio in latino, lo destinò a una circolazione limitata e, soprattutto, lo pubblicò anonimo. Ma erano trascorse poche settimane da quell’inizio del 1670 in cui il Trattato era stato messo in circolazione da un piccolo editore olandese, che contro quel libro si scatenarono tempeste. A dispetto delle sue cautele, Spinoza fu presto identificato come autore del libro: in una lettera del giugno 1670, Friedrich Ludwig Mieg, professore dell’Università di Heidelberg, metteva in guardia un suo collega dicendogli di esser certo che il Trattato era opera di «Spinoza, un tempo ebreo», già «conosciuto per essersi occupato dell’opera di Descartes». Nell’agosto di quello stesso anno, Johan Melchior, pastore di un piccolo villaggio nei pressi di Bonn, scrisse una pesante «confutazione» del libro, in cui dava conto di voci che lo attribuivano a Spinoza. Sempre in quell’estate, un altro professore, stavolta di Groningen, Samuel Desmartes, rivelò che quel testo «atroce» andava ricondotto a «Spinoza, un tempo ebreo, empio e ateo dichiarato».
Prima di loro, in ogni caso, si era già messo in moto il concistoro di Utrecht, che il 6 aprile del 1670, pur senza fare riferimento diretto a Spinoza, aveva definito quel volume «profano e blasfemo» e aveva chiesto che fossero prese «appropriate misure preventive» contro la diffusione dell’opera. Un mese dopo fu la volta del concistoro riformato di Leida, che si pronunciò in termini ancora più severi. In maggio intervennero anche gli organi ecclesiali di Haarlem e in giugno quelli di Amsterdam. Sempre in maggio il teologo tedesco Iacob Thomasius lo definì un «testo senza Dio» e il suo collega olandese Regnier Mansveld, docente all’Università di Utrecht, scrisse che sarebbe stato giusto seppellire il Trattato nell’«oblio eterno». In luglio si passò al sinodo distrettuale dell’Aja, che si rivolse al sinodo dell’Olanda meridionale perché decretasse essere il Trattato un libro «osceno e blasfemo, quale, a nostra conoscenza, il mondo non ha mai conosciuto». In agosto si conformò a tale giudizio il sinodo dell’Olanda settentrionale, che annunciò di essere «profondamente disgustato» da quel tomo nuovamente definito «osceno». Ma non è tutto.
Nella primavera del 1673 fu pubblicato La Religion des Hollandois di Jean-Baptiste Stouppe, uno svizzero di fede riformata che partecipava all’occupazione francese dei Paesi Bassi (ne parleremo più avanti). Il libro di Stouppe era molto aggressivo contro gli olandesi, messi sotto accusa per la loro «fiacca devozione religiosa» e per la loro «irragionevole tolleranza verso le differenze confessionali». Stouppe si diceva scandalizzato per la mancanza di iniziativa nel contrastare Spinoza, «un uomo nato ebreo che non ha né ripudiato la religione ebraica, né abbracciato la religione cristiana, ed è pertanto un pessimo ebreo e di certo non è un cristiano migliore». «Questo Spinoza», scriveva Stouppe, «ha prodotto alcuni anni fa un libro in latino, il cui titolo è Tractatus Theologico-Politicus, nel quale sembra porsi come obiettivo principale di distruggere tutte le religioni, in particolare quella ebraica e quella cristiana, e di introdurre l’ateismo, il libertinismo e la libertà di tutte le religioni». A quel punto toccava alle autorità politiche procedere contro Spinoza. Queste però — come ha ben ricostruito in uno studio accurato Jonathan Israel — procedettero a rilento, quanto meno fino all’uccisione del grande statista Johan de Witt (e anche su questo torneremo). Sicché il Trattato fu ufficialmente messo al bando nella Repubblica delle Sette Province Unite solo nell’estate del 1674.
Un radicale scetticismo Non ebbe esitazione a sostenere che «il miracolo, sia esso inteso come fatto contrario o come un fatto superiore alla natura, è soltanto un’assurdità»
L’intera vicenda è adesso raccontata dal più grande biografo del filosofo di Amsterdam, Steven Nadler (docente all’Università del Wisconsin), in Un libro forgiato all’inferno. Lo scandaloso «Trattato» di Spinoza e la nascita della secolarizzazione,