«Il vero problema è come compensare i Comuni»
Zanonato: un partito non può pretendere di cambiare l’aritmetica, 2 più 2 non fa 8 Così gli enti locali rischiano di chiudere
ROMA — Flavio Zanonato lei è il nuovo ministro per lo Sviluppo economico, ma è ancora anche sindaco di Padova, per qualche giorno almeno: dunque questa vicenda della tassa dell’Imu, come la vede?
«Semplice: l’impegno del presidente del Consiglio Enrico Letta non è stato certo quello di togliere l’Imu, così, e lasciare i Comuni senza risorse, bensì quello di trovare le risorse economiche da dare ai Comuni per non far pagare la rata di giugno dell’Imu».
Eppure ieri non è sembrato tutto così semplice. L’Imu è stata infatti la prima grana politica di questo nuovo governo. Il Pdl si è impuntato: pretendeva l’abolizione totale...
«Non credo che un partito politico possa chiedere che l’aritmetica sia diversa da quella che abbiamo imparato a scuola». Che vuol dire? «Che due più due non fa otto. E che se aboliamo l’Imu per la prima casa senza trovare le risorse alternative siamo costretti a chiudere i Comuni. Perché l’Imu per la prima casa è un gettito che lo Stato incassa e poi resti- tuisce ai Comuni al cento per cento». E dunque? «Dunque adesso è necessario trovare le risorse per compensare il mancato gettito dell’Imu».
Dove si possono trovare le risorse secondo lei? In che modo?
«Si può certamente lavorare in più direzioni. A cominciare da una cosa molto importante: la riduzione della spesa pubblica. Ma altrettanto importante è intensificare la lotta all’evasione fiscale. Inoltre si può agire sulla valorizzazione del patrimonio dei beni dello Stato, con le dismissioni».
Di quali beni parla? Di beni immobili?
«Sì di beni immobili, certo, ma non soltanto. Il patrimonio dello Stato è vasto, ci sono anche le partecipazioni, ad esempio».
Pensa che tutto questo si possa realizzare entro giugno? Per evitare la rata dell’Imu sulla prima casa?
«Sì. Intanto dobbiamo capire che stiamo parlando di una cifra non certo astronomica. Una cifra che oscilla attorno ai 2 miliardi. E per comprendere la dimensione possiamo dire che il bilancio dello Stato è di circa 800 miliardi. Ma non soltanto questo». Cosa c’è di altro? «Il problema di trovare queste risorse entro giugno è un problema relativo, perché possiamo anche anticiparli di qualche mese i soldi e questo vuol dire semplicemente anticipare di qualche punto percentuale gli inte- ressi. È tutto possibile. E poi...». E poi? «Dobbiamo dirlo: abbiamo interesse a lavorare sull’abolizione delle imposte, nessuno ci gode a mettere le tasse. Anzi: noi siamo i primi che siamo felicissimi di poterle togliere. Deve essere chiaro. Del resto è alla base dela filosofia di questo governo».
Cosa è alla base della filosofia del governo?
«Lo ha detto bene Enrico Letta: per la rinascita del Paese non dobbiamo caricarci soltanto di sacrifici, ma dobbiamo agire su tutte le nostre risorse, che sono tante. E dovremo lavorare per questo, cominciando con il far ripartire il mercato interno. Ma non solo».
Cos’altro possiamo fare per la rinascita del Paese? La riduzione della spesa pubblica, come l’abolizione del doppio stipendio dei ministri parlamentari?
«Quel taglio è stato un fatto simbolico molto importante, ma non certo troppo consistente dal punto di vista economico. Le cose da fare sono molte: l’allentamento del patto di Stabilità con l’Europa, ad esempio, ma anche la possibilità di indebitarci per fare investimenti. I nostri conti vanno in ordine anche facendo indebitamenti per fare investimenti. È importante metterlo a fuoco».