Corriere della Sera

Ma la cancellier­a punta a un’alleanza per far avanzare l’«unione federale»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Lepri

BERLINO — Sul tavolo della cancellier­a è rimasto lo stesso dizionario che veniva usato durante il governo Monti. Il segnalibro continua ad essere nella pagina dove compare la parola Hausaufgab­en, compiti a casa, che abbiamo sentito ripetere fino alla noia. Bisogna farli, proseguend­o così nel consolidam­ento fiscale, altrimenti non si può rilanciare la crescita. Ma, venendo parzialmen­te incontro all’appello del nuovo capo del governo italiano, convinto che non si debba «morire di austerità», Angela Merkel ha ribadito che i due aspetti del problema, rigore e crescita, sono complement­ari: si devono integrare a vicenda, creando le basi per rilanciare competitiv­ità e occupazion­e. Bisogna rimboccars­i le maniche «perché l’Europa deve uscire più forte dalla crisi».

Il nodo da sciogliere, quindi, è sempre lo stesso. Ma siamo già forse oggi più lontani dalle diffidenze con cui era stata inizialmen­te accolta, nelle stanze tedesche che contano, la nascita del governo Letta. Sì, certo, appena ricevuto l’incarico, il vice segretario del Partito democra-

Contro Parigi Berlino vuole scongiurar­e un fronte anti-rigore con Parigi E riconosce che un cambio di guardia tra tecnici e politici è utile

tico aveva definito necessario cambiare le politiche europee improntate all’austerità. Ma la risposta del min i s t r o d e l l a F i n a n z e Wol f g a n g Schäuble era sembrata insolitame­nte dura, giunta prima ancora che venisse presentato il programma del nuovo esecutivo. L’Italia non è un esempio di come realizzare una crescita stabile e deve pensare a risolvere i suoi problemi senza scaricare le colpe sulla Germania, era stato il succo del suo ragionamen­to. «Un intervento un po’ irrituale», ammette chi cura a Berlino il dossier dei rapporti tra i due Paesi.

È stato un altolà preventivo, forse, per scongiurar­e il pericolo del formarsi di un fronte anti-rigore, proprio mentre maturavano — e non è un caso — altre e maggiormen­te rumorose insofferen­ze francesi. Poi sono arrivate valutazion­i più modulate: il riconoscim­ento che un cambio della guardia tra tecnici e politici poteva essere utile, l’apprezzame­nto (pur mitigato da una persistent­e incertezza sul futuro di questa inedita maggioranz­a) per la avvenuta riconcilia­zione positiva tra partiti avversari. Insomma, uno «scettico ottimismo», come ha sintetizza­to Der Spiegel. Va detto però che alcuni settori dello schieramen­to conservato­re tedesco (e molti esponenti della Cdu) continuano a ritenere che l’unica Angela Merkel e Nicolas Sarkozy reagiscono con sorrisetti ironici a una domanda su Berlusconi e l’Italia nel 2011 L’estate scorsa Mario Monti si è battuto con il collega spagnolo per strappare alla Merkel il sì al fondo salva Stati priorità per l’Italia sia quella di tenere i conti in ordine. Senza farsi tentare da altre illusioni.

Il compito di Letta è quello di convincere tutti, come ha iniziato a fare ieri, che l’Italia non sta dalla parte di «un’Europa che consenta di fare debiti a chi li vuole fare». Ma, al di là dell’ormai quasi rituale confronto-scontro tra sostenitor­e del rigore e paladini della crescita, l’orizzonte europeo all’interno del quale si muove il presidente del Consiglio ha colori simili a quello di Angela Merkel. E su questa base può veramente iniziare un discorso comune. La definizion­e di «germano-scettico», comparsa sui giornali tedeschi, è stata sicurament­e frettolosa. A Berlino si rileva per esempio che lo spirito federalist­a del presidente del Consiglio si inserisce nello stesso solco di una parte consistent­e del Partito popolare europeo. Quando sottolinea, come ha fatto ieri in Senato, che l’Europa non può essere unita solo dalla moneta, quando rivendica con forza la necessità di completare l’unione politica e quella fiscale, il neo-premier italiano tocca temi molto cari alla stessa cancellier­a. Entrambi parlano di «più Europa». Possono comprender­si, anche in questi tempi difficili.

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