«Lavoro, emergenza da affrontare La rielezione per senso del dovere»
Napolitano: serve il concorso di tutti. Al Quirinale nuovi tagli sulle spese
ROMA — Anzitutto il lavoro, dice Giorgio Napolitano. E non c’è neppure bisogno che ricordi il primo articolo della Costituzione per indicare a governo, partiti, imprese e sindacati il tema che dev’essere «al centro dell’attenzione», in cima alle gerarchie di ogni programma. Il lavoro, dunque. Quello che c’è e che va tutelato. Ma non solo. Infatti, spiega, «purtroppo, oggi, c’è da pensare anche al lavoro che non c’è, al lavoro cercato inutilmente, al lavoro a rischio e precario... Abbiamo il dovere politico e morale di concentrarci su questi problemi». Di più: «Sta esplodendo in Europa e anche su più vasta scala la questione della disoccupazione giovanile, di una generazione senza lavoro. È questa la grande questione sociale del nostro tempo».
È un desolante primo maggio, quello che si celebra quest’anno. Dopo mezzo secolo di supersviluppo e dopo una brusca recessione, il Paese rischia di precipitare nell’abisso del sottosviluppo. A profetizzarlo non sono sociologi malati di catastrofismo, ma analisi statistiche e indagini non edulcorate. Il capo dello Stato le cita, nel suo messaggio per una ricorrenza che c’è poca voglia di festeggiare. «In Italia c’è stata negli ultimi anni una drammatica perdita di posti di lavoro. La disoccupazione colpisce un gran numero di famiglie. Sono quasi un milione i nuclei familiari in cui nessun individuo in età lavorativa ha un’occupazione. In cinque anni la cifra è più che raddoppiata e oltre la metà di queste famiglie si trova al Sud. In tale difficile situazione aumenta l’emigrazione. Soprattutto di giovani con alti livelli di istruzione che cercano e trovano lavoro all’estero». Un’impietosa fotografia che Napolitano presenta per rievocare — anche in chiave autobiografica — ciò che è avvenuto nelle scorse settimane e, soprattutto, ciò che si aspetta per l’imme- «Generazione senza lavoro» diato futuro. «Ho accolto la sollecitazione a rendermi disponibile per una rielezione solo per senso del dovere in un momento grave: essendo urgente sbloccare la formazione di un governo che affrontasse le difficoltà in cui si trovano oggi troppe famiglie, troppe imprese, troppi lavoratori».
Insomma: si stava perdendo tempo, mentre ogni indice dell’economia scivolava verso record negativi e si consumava la stessa fiducia della gente. Per questo è rimasto.
Adesso, superato quel guado, si deve reagire insieme. «Bisogna arginare rapidamente questa situazione d’emergenza e al contempo impostare le riforme di sistema ne- cessarie per contrastare il declino, per tornare a crescere durevolmente». Obiettivi che, per essere raggiunti, richiedono «l’indispensabile concorso di tutte le forze sociali e politiche, di maggioranza e di opposizione». E qui il presidente va oltre la logica che ha fatto nascere l’esecutivo Letta. Per lui, almeno su questo fronte, serve uno scatto di responsabilità generale, cui possono (anzi debbono) associarsi anche quei partiti che hanno bollato le larghe intese alla stregua di un detestabile «inciucio». Del resto, qualche indizio di svolta cui ispirarsi c’è. Poiché, parallelo all’impegno della classe politica, serve «una cooperazione forte e fattiva tra mondo imprenditoriale e sinda-
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, 87 anni, ieri ha accolto al Quirinale Shimon Peres, 89, Presidente di Israele. Con lui c’era anche la ministra degli Esteri Emma Bonino ( Il momento è grave e a Giorgio Napolitano viene chiesto — tra l’altro, da una delegazione dei presidenti di Regione — di accettare la ricandidatura. Verrà rieletto con 738 voti, 48 in meno dei 786 su cui teoricamente poteva contare ma 196 in più di quelli dell’elezione del 2006 il Quirinale comunica che, in continuità con i tagli disposti da qualche anno, continuano le misure per ridurre le spese: tagliata del 15% l’indennità del segretario generale, del 12% i compensi dei consiglieri e del 5% le indennità per personale. Confermato nei rispettivi incarichi quasi l’intero staff. Un avvicendamento è previsto per il consigliere diplomatico Stefano Stefanini, posto in quiescenza, mentre il consigliere di Stato Giancarlo Montedoro reggerà la sezione degli affari giuridici e delle relazioni costituzionali, affiancato da Salvatore Sechi, stavolta in un ruolo da consulente. All’ufficio per la comunicazione, diretto fino a pochi giorni fa da Pasquale Cascella, scatta la reggenza di Giovanni Matteoli.