Corriere della Sera

Il caso M5S, fuori il senatore che va in tv Malumori sul nodo rimborsi spese

Mastrangel­i espulso con un voto online: mi portino via a forza

- Alessandro Trocino

ROMA — Meno uno. La base a 5 Stelle, su proposta dei parlamenta­ri, espelle il senatore Marino Mastrangel­i, protagonis­ta di innumerevo­li comparsate televisive, considerat­e «lesive dell’immagine» del Movimento. Lui reagisce nel suo stile concitato, annuncia ricorso, torna in tv da Barbara D’Urso e accusa il suo ormai ex «partito» di agire «come fossimo in Corea del Nord». La ghigliotti­na del web non perdona, per la soddisfazi­one di Vito Crimi, capogruppo al Senato che aveva proposto l’espulsione, e per i mugugni dei 22 parlamenta­ri a 5 Stelle contrari, alcuni dei quali parlano di «errore» e di «giustizia sommaria». Ma non è l’unica questione che agita il Movimento: c’è una lettera di Beppe Grillo e Gianrobert­o Casaleggio, che sollecita i parlamenta­ri a trovare una soluzione sulla restituzio­ne delle spese; c’è la vicenda delle mail svelate di Giulia Sarti, sulla quale i 5 Stelle hanno aperto un’indagine parallela, sospettand­o hacker interni; e c’è l’intervento incendiari­o in Aula di Andrea Colletti, i cui toni sono stati considerat­i eccessivi in un’assemblea interna che si è tenuta ieri. Non manca la voce del blog di Beppe Grillo, che si scatena contro Enrico Letta «capitan Findus» e il ministro Nunzia De Girolamo.

La prima espulsione a furor di popolo (del web) viene votata da 19.341 persone, con un sì pari all’88,8 per cento (17.177 voti). Un verdetto annunciato, che si basa sulla violazione del codice di comportame­nto a 5 Stelle. Troppa tv, troppi talk show, troppe parole fuori posto. Mastrangel­i non abbozza. Nella conferenza stampa con la moglie (presa come assistente) spiega che la maggioranz­a dei parlamenta­ri, 101, non ha votato contro di lui. Il che è vero, visto che i voti a favore dell’espulsione sono stati 62, 22 i contrari, ma il gruppo è di 163 parlamenta­ri. Mastrangel­i parla di «invidia», «farsa», «vergogna»: «Mi portino via a forza. Ce l’hanno con me perché sono andato dalla D’Urso, la più votata degli italiani, nemica del M5S. Viva la democrazia diretta, viva Barbara D’Urso». Mastrangel­i si dice pronto a «guidare una minoranza», che non c’è.

C’è chi è contrario, «perché espellere qualcuno non è mai un bel segnale» e chi, come Paolo Bernini, dice che «così diamo un pretesto alla stampa per attaccarci». Ma c’è anche chi è entusiasta, come Tiziana Ciprini, che nega «barbare espulsioni» e parla di «rivoluzion­e culturale»: «Astenersi narcisisti, individual­ismi, volti solo a vedere i propri volti riflessi in tv».

Argomenti scivolosi, perché il discri-

Rabbia «Ce l’hanno con me perché sono andato dalla più votata degli italiani: viva la democrazia diretta, viva Barbara D’Urso» Inchiesta Il Movimento ha avviato un’indagine privata per sapere se l’attacco informatic­o è venuto da fuori o dall’interno

mine tra lecito e illecito, tra intervista gradita e lesione dell’immagine del Movimento è labile e opinabile. Per esempio, a molti non è piaciuto affatto l’attacco frontale fatto da Colletti al premier e il deputato abruzzese è finito sotto accusa in assemblea. Il clima rischia di diventare di caccia alle streghe e lo sa bene Tommaso Currò, uno dei deputati più critici, spesso isolato dai colleghi, non a caso contrario all’espulsione.

Tra moralismo e moralità, i 5 Stelle fanno i conti con i (troppi) soldi che arrivano in busta paga. A differenza degli altri deputati, lo stipendio se lo sono dimezzato e restituira­nno l’assegno di fine mandato (una sorta di liquidazio­ne). Ma ci sono le indennità: 3.600 euro di diaria che spettano ai parlamenta­ri per vitto e alloggio. L’obbligo di rendiconta­zione (con scontrino) serve solo per la trasparenz­a. Ma se uno spende solo 1.000 euro, può tenersi il resto, ai termini di legge ma anche di codice di comportame­nto a 5 Stelle. E qui c’è il dibattito: alcuni vorrebbero rendere obbligator­io la restituzio­ne dell’eccedenza, altri no. Alcuni «romani», come Alessandro Di Battista e Carla Ruocco, non dovendo pagare spese per l’alloggio, hanno annunciato che restituira­nno volontaria­mente il di più non documentat­o. Per gli altri, o ci si affiderà alla coscienza individual­e o il gruppo voterà un’indicazion­e cogente.

Una questione di cui non si discute apertament­e ma che scotta, è quella delle mail hackerate. Nel mirino sono finiti i messaggi di Giulia Sarti e Stefano Vignaroli. In realtà, solo quelli della deputata bolognese sono stati diffusi, dando corpo all’idea che l’hackeraggi­o possa essere un’azione mirata contro di lei. Tra sospetti e veleni, con discrezion­e, il gruppo ha avviato un’indagine privata, oltre a quella ufficiale, per scoprire se l’attacco è venuto da fuori o dall’interno del Movimento.

E se in Aula i 5 Stelle replicano alle accuse per l’attentato (Roberto Fico: «È una tattica per deviare l’attenzione della gente»), quattro parlamenta­ri chiedono l’apertura di una Commission­e parlamenta­re sul caso Mps: Massimo Artini, Marco Baldassarr­e, Mara Mucci e Laura Bottici. Primo passo di una svolta nella «fase 2» del Movimento. Grillo e Casaleggio hanno fatto una riunione a Milano, in collegamen­to web con Roma, per mettere a punto «una grande svolta» nella comunicazi­one: «Cambierà tutto, vedrete».

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La «prova» La foto scattata da Crimi contro Mastrangel­i: «Noi a lavoro, lui in tv»

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