Europa contro Kiev: «Yulia in carcere, illegale e arbitrario»
Il caso Tymoshenko a Strasburgo
«Arbitraria e illegale»: così la Corte europea dei diritti umani ha definito la detenzione preventiva imposta a Yulia Tymoshenko nell’estate 2011. La custodia cautelare fu disposta per oltraggio al giudice e ai testimoni presenti in aula durante l’udienza del 5 agosto. Due mesi dopo, l’ex premier ucraina fu condannata a sette anni di carcere per abuso di potere. Il giudizio espresso ieri dal tribunale di Strasburgo non riguarda l’intero processo, che sarà oggetto di una sentenza separata attesa nei prossimi mesi, ma apre la strada al riconoscimento formale delle «motivazioni politiche» dell’accanimento giudiziario denunciato dalla comunità internazionale. «È un giorno molto importante — dice al Corriere Eugenia, la figlia di Yulia —. Riconducendo il caso a un contesto politico la Corte ha compiuto un primo passo verso la riabilitazione totale e la scarcerazione di mia madre. È un segnale al regime, che ci fa sperare in una soluzione positiva entro l’anno».
Anno cruciale, questo 2013. A febbraio l’Unione Europea ha concesso al governo di Kiev tre mesi per dimostrare la propria determinazione a riformare sistema giudiziario ed elettorale in modo da sbloccare l’iter di ratifica dell’Accordo di Associazione, sospeso da Bruxelles per esercitare pressione sui casi di «giustizia selettiva» come quello della leader della Rivoluzione arancione del 2004. Un primo messaggio di distensione è arrivato ad aprile quando il presidente Viktor Yanukovich, da quelle previste dalla Convenzione (riferimento implicito alla natura politica del caso) e la legittimità della detenzione non è stata poi riesaminata in modo appropriato. Da questo momento le parti hanno tre mesi per ricorrere in appello. La Tymoshenko si dice «felice di essere stata riconosciuta come prigioniera politica». Il governo, che sottolinea come sia stato invece respinto il ricorso sui presunti maltrattamenti subiti in carcere, rivendica la legittimità dell’ordine di custodia in base al codice sovietico ancora in vigore nel 2011 e ribadisce che il giudizio di Strasburgo non mette in discussione la successiva condanna. Yulia fu accusata di aver siglato nel 2009, in qualità di premier e senza aver ottenuto il via libera dal governo, un contratto decennale con Mosca sulle forniture di gas che imponeva a Kiev un prezzo molto maggiore di quello accordato a Paesi europei ben più lontani dai confini russi. Ora la 52enne Tymoshenko, in cura per un’ernia del disco in stato di detenzione a Kharkiv, è indagata in nuovi processi per evasione fiscale, appropriazione indebita, omicidio. «Assurdo» ribatte lei, che da ieri si sente «moralmente già libera».