Corriere della Sera

«Cara mamma, adesso tocca a me» Il gran giorno di Guglielmo il Giovane

L’abbraccio e le lacrime di Beatrice, la festa di tre milioni di olandesi

- Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO

Le «tre A» A guidare il corteo reale le tre figlie di Guglielmo-Alessandro e della moglie Máxima: Amalia, Alessia e Arianna

AMSTERDAM — «Cara mamma», dice il nuovo re alla regina che se ne va. E lei, Beatrice, di colpo piange, forse per la prima volta in pubblico: «Cara mamma, sei stata una regina ma anche una moglie e una madre… un grande sostegno per tutti noi». Beatrice stringe la mano della nipote e ora erede al trono, Amalia di 9 anni, che dopo 3 ore di cerimonia, sbadiglia e sbuffa come qualsiasi bambina di quell ’età. Invec e Arianna di 5 anni, la sorella più piccola, cerca di arrivare con i piedi su uno sgabello perché non tocca terra, si agita come un koala su un ramo, si sfila una scarpetta, ride e fa ridere tutti. Come poco prima tutti avevano riso guardando loro tre, le principess­ine Amalia, Alessia, Arianna — le «tre A» — che tenendosi per mano aprivano da sole il corteo reale, prima ancora della nonna, prima ancora dei genitori ormai sovrani.

Così vita e sorrisi riempiono l’investitur­a di Guglielmo-Alessandro d’Olanda (46 anni), e l’abdicazion­e della madre Beatrice, cerimonie appese fra due millenni, fra Twitter e le alabarde degli Orange. Anzi, in qualche modo, i sorrisi di quelle cerimonie le salvano. E così le lacrime appena trattenute di Máxima, la bionda regina tutta in blu. Perché il pericolo era ed è lì, proprio lì, di fronte alla «Nuova Chiesa» dove si è tenuta tutta la cerimonia. Di fronte, c’è infatti il palazzo di Madame Tussaud, il museo delle cere. E alcune delle figure in parata sulla piazza — fra cimieri, sciabole, pennacchi e lo stesso ermellino del re con manto e 4 paggi — avrebbero potuto sembrare in qualche momento delle statue sfuggite allo stesso museo. Cioè ancora prigionier­e del proprio tempo, chiuse nelle proprie cere, ignare di qualcos’altro che preme tutt’intorno: la recessione, che morde da un anno anche l’Olanda, ma anche la ricerca tecnologic­a e la scienza che stanno trasforman­do questo come altri Paesi.

Le 3 principess­ine che si tenevano per mano, in piazza, sotto un pergolato formato da una rete per pescatori e fra 3 milioni di persone vestite e tatuate di arancione, in fondo hanno fatto sì che le finestre restassero spalancate, che l’aria circolasse.

Fin dall’inizio, dall’arrivo degli ospiti coronati che sembra davvero sfuggito a una favola di Andersen. Ma non privo di qualche spiraglio di ironia. Qualcuno in piazza, per esempio, si lascia sfuggire qualche fischio e qualche risata quando si profila una signora con una sorta di uccello del paradiso appollaiat­o sulla testa: è Camilla, duchessa di Cornovagli­a, ornata anche sulla giacca dall’Ordine di Famiglia che poi è un’immagine della regina Elisabetta da giovane. I fischi non sono però malevoli, e neanche l’uccello del paradiso è più stravagant­e di altre acconciatu­re in sala, qui ci sono vecchie rivalità fra imperi che spiegano assai. Al fianco di Camilla, Carlo: ci penserà che Guglielmo-Alessandro avrebbe potuto diventare come lui, eterno erede al trono, se la madre non avesse abdicato? Ma è inutile fare confronti fra regni diversi. Piuttosto, ecco qui un altro noto alle cronache mondane: Alberto di Monaco, stasera davvero un enigma; perché sembra tutto solo, i fotografi cercano invano al suo fianco la moglie Charlene, che cosa sarà mai successo? Il seguito, alla prossima investitur­a. Ogni tanto, passano anche bellezze veramente da fiaba, come la principess­a delle Asturie con il suo Felipe: Letizia, fin dall’inizio, era data in gara per bellezza con Máxima. Le cui lacrime appena accennate, stasera, hanno un tocco particolar­e: i suoi genitori non sono venuti dall’Argentina per via del passato di lui, accusato di aver avuto rapporti con il regime Videla.

Di secolo in secolo, ecco anche il gigantesco pugnale ricurvo alla cintura di Salman bin Hamad al Khalifa, principe del Bahrein: qualcuno si chiede, come sarà passato al «metal detector»? Ma poi ecco una signora vestita di bianco, i capelli neri, il sorriso che da anni non compariva più: Masako, principess­a erede al trono giapponese, sembra davvero un’altra oggi, vicino alla sua amiche Beatrice e Máxima che da anni l’aiutano nella lotta contro la depression­e. Forse è lei, la più bella.

La cerimonia è lunga, fastosa, a tratti barocca. Sette milioni, ha spe- so il municipio di Amsterdam per questa festa, ma nessuno, neppure i consiglier­i repubblica­ni, ha protestato più di tanto: anche gli ermellini possono consolare, quando il vento è contrario. Nel suo giuramento, accanto alla corona mai indossata, il re ha detto fra l’altro: «Il fatto che il re non abbia alcuna responsabi­lità politica, non significa che esso non abbia alcuna responsabi­lità», e questo, tutti qui lo sanno da alcuni secoli. Dopo il giuramento, i 225 deputati e rappresent­anti delle colonie hanno a loro volta prestato fedeltà al sovrano: soltanto «giuro», i laici, e «giuro con l’aiuto del Dio potente» i credenti. Fra loro, anche la chioma bionda di Geert Wilders. Alle 14 e 46, è tutto finito. Suonano le campane: «Viva il Re — gridano i tre milioni vestiti di arancione —. Hurrà, hurrà, hurrà». E davanti a tutti camminano ancora le sorelline delle «tre A», tenendosi per mano.

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(Ap Photo) Il saluto A sinistra Guglielmo-Alessandro bacia la madre, la regina Beatrice (Afp Photo). Sopra, il re con la moglie Máxima
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(Reuters) Da Tokyo Il principe Naruhito e la principess­a Masako
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(Ap Photo) Da Madrid Il principe Felipe e la principess­a Letizia

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