Vietato il pallone in strade e parchi: «Motivi di sicurezza»
Le ordinanze dei sindaci nel Barese
«Vietato giocare a pallone», si leggeva un tempo nei cortili dei condomini dotati di giardino, dove gli inquilini più anziani invidiavano l’esplosione di una gioventù innamorata del calcio. Ma da qualche giorno alcuni paesi intorno a Bari — come raccontava ieri la Gazzetta del Mezzogiorno — sono in subbuglio. Diversi sindaci hanno adottato, o confermato, un’ordinanza che riguarda le aree verdi (e non) pubbliche e che parla molto chiaro: è vietato giocare a pallone nelle piazze e per le strade, soprattutto nei parchi. Multe previste: da 25 a 500 euro, ovviamente a carico delle famiglie perché il presumibile «colpevole» sarà sicuramente un adolescente, e persino un bimbo.
Il provvedimento è chiarissimo: «Rilevato che sul territorio comunale si manifestano comportamenti che contrastano con la fruibilità del patrimonio civico e di tutto il contesto urbano; vi- sto l’articolo 16 comma 2 della Legge n. 689/81, così come modificato dall’articolo 6 della Legge 24/07/2008, n. 125», ovvero materia di sicurezza pubblica, di fatto si vieta di giocare a pallone in quelle aree che, nella più grande tradizione popolare italiana, hanno sempre ospitato «partitelle» spontanee nei pomeriggi dopo-scuola, la domenica mattina, i giorni di festa. Impossibile immaginare una qualsiasi piazza italiana senza un gruppo di ragazzini impegnati a correre dietro alla palla. Altrettanto impossibile pensare a un qualsiasi film della commedia all’italiana (un nome per tutti: Vittorio de Sica) senza la classica scena del pallone che rotola sul selciato di piazzali e strade, tra le case e tra la gente.
Grande stupore, molte proteste. Ma il sindaco di Bitetto in provincia di Bari, quasi 12.000 abitanti (ospita le famose spoglie del Beato Giacomo, frate laico morto in odore di santità, il suo corpo è rimasto intatto dal 1490, quando morì, ed è meta di grandi pellegrinaggi) difende la sua scelta. Dice Stefano Occhiogrosso, dottore commercialista, classe 1965, del Pdl, primo cittadino dal 16 maggio 2011 (che ha confermato in spirito bipartisan l’ordinanza sindacale emessa dal suo precedessore Giovanni Iacovelli, del Pd): «Sì, lo confermo, c’è un divieto di giocare a pallone nelle aree verdi pubbliche e sulle piazze. Vorrei premettere un dato. Qui a Bitetto abbiamo molte aree in cui i ragazzi possono giocare a pallacanestro, pallavolo e anche a calcetto. Io difendo lo spirit o del l ’ or di nanza semplicemente perché parte da un presupposto: la mia libertà finisce dove cominciano i diritti altrui». Ovvero, sindaco? «Ma avete presente quanto possono far male le pallonate tirate dai ragazzini della scuola media o addirittura del liceo? Nelle zone in cui abbiamo vietato il gioco del pallone ci sono gli anziani. Ci sono le donne incinte. Ci sono le mamme con bambini nei passeggini o che imparano a camminare. Per non parlare di quanto può accadere alle finestre delle case o degli uffici quando arrivano certe pallonate....». Ma non teme, sindaco, l’assoluta impopolarità di una misura come questa? «Attenzione. Io sono favorevolissimo all’aggregazione sociale, sono ben consapevole del peso che ha il gioco in una corretta crescita pedagogica dei ragazzi, ma le pallonate possono far male. E io ne devo tenere conto».
E così l’ordinanza resta in vigore. Divieto di giocare a pallone all’aperto. Nel cuore del Sud italiano, dove il calcio è una religione. Chissà se nascerà un comitato dei ragazzini pro-pallone. Nel caso, ci penserà il Beato Giacomo a pacificare gli animi.