Nel cantiere di Expo a 700 giorni dal via Milano e la sfida da vincere per l’Italia
MILANO — Mancano circa 700 giorni al taglio del nastro dell’Expo 2015 a Milano. Una corsa contro il tempo per dare il miglior biglietto da visita dell’Italia ai circa 20 milioni di visitatori che arriveranno da tutto il mondo. Sette, il settimanale del Corriere in edicola venerdì, dedica un reportage con foto esclusive in quello che è il cantiere più grande d’Italia. «Apre alle 6 e chiude alle 22 — scrive Sette —, non ci sono sabati e domeniche, non ci sono 25 aprile e 2 giugno. Operai che sgobbano, camion che si muovono e poi scavatrici, gru, ruspe». Del resto, a dicembre c’è il primo appuntamento: consegnare le prime aree ai Paesi partecipanti. Il meteo non ha aiutato: «Gli inverni disgraziati di Milano ci lasciano dai 13 ai 17 giorni di lavoro al mese — ha spiegato a Sette Romano Bignozzi, uno degli uomini chiave di Expo — contro i 25 di cui avremmo bisogno». Un allarme che aveva lanciato lo scorso marzo Giuseppe Sala, l’amministratore delegato di Expo2015. «La pioggia ha rallentato i lavori — ha detto il manager — ora dobbiamo correre». L’area del cantiere è mastodontica. Un milione di metri quadrati che presentavano anche problemi come la modifica del corso di quattro torrenti. «Quando progetti un evento di questo genere — dice Sala — devi pensare anche a quante bottigliette d’acqua serviranno al giorno». Basti pensare che i camion dovranno movimentare 3,4 milioni di tonnellate di terra per preparare l’area. Numeri che non spaventano gli uomini di Expo2015. «Saranno realizzati progetti meravigliosi — dice il presidente di Expo, Diana Bracco — anche perché c’è molta attesa dopo la presentazione del suggestivo progetto per il nostro Padiglione Italia e nessuno vuole sfigurare». Neanche il neopremier Enrico Letta che, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Prodi, ha coordinato il tavolo Expo 2015. A questo punto occorre una maggiore partecipazione di Milano. «Serve un forte impegno da parte di Comune e Regione, un’alleanza per il territorio, — scrive Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del
Corriere — che poi è solo un modo per essere più attrattivi e competitivi. Expo impone anche questo, nel cronoprogramma. Un sentimento. Un impulso di fiducia. Che da Milano può essere trasmesso al Paese».