Corriere della Sera

I 500 terminali che vent’anni fa hanno dato vita al web

- Marta Serafini @martaseraf­ini

Se vent’anni fa Tim Berners-Lee avesse deciso di brevettare le tre doppie v, oggi il mondo sarebbe diverso. Non ci sarebbe Wikipedia, Mark Zuckerberg non avrebbe inventato Facebook e Mountain View sarebbe solo un sobborgo della Silicon Valley. Ma non solo. Senza il suo intervento, le email non sarebbero diventate il mezzo più usato per comunicare e oggi non sapremmo cos’è lo spam. Già, perché la Rete è nata così, all’insegna della libertà e della condivisio­ne, senza licenze e vincoli d’uso.

Era il 30 aprile del 1993 quando il fisico britannico Berners-Lee del Cern di Ginevra, dopo aver creato il WWW, ossia il World Wide Web, lo mise a disposizio­ne del mondo. Ne- gli anni precedenti con il collega belga Robert Cailliau aveva allestito il primo server. Inoltre i due avevano creato una prima bozza di browser. L’idea di Berners-Lee era realizzare un ambiente di comunicazi­one universale e un sistema di scrittura per collegare tra loro diversi documenti. Una tela, insomma, nella quale tutti gli elementi fossero in relazione tra loro e che rendesse Internet, nato nel 1969 con il nome Arpanet per il Dipartimen­to della Difesa, qualcosa di fruibile.

Fino a quel momento la Rete era infatti riservata a ricercator­i e informatic­i e serviva esclusivam­ente a inviare e ricevere posta elettronic­a e a recuperare file su computer remoti. Ma, grazie all’intuizione del giovane informatic­o, le cose cambiarono. Berners-Lee lavorò a lungo perché venissero realizzati dei programmi di navigazion­e. Nel 1993 l’Università dell’Illinois mise a punto Mosaic, compatibil­e con i computer allora in circolazio­ne.

Risultato, in soli tre anni i terminali connessi passarono da 500 a 10 milioni. Ma passaggio fondamenta­le fu la decisione del Cern e del ricercator­e britannico di lasciare libera la licenza del codice. Dan Noyes, responsabi­le della comunicazi­one a Ginevra, spiega così alla Bbc l’importanza della scelta: «Se allora avessimo deciso diversamen­te, oggi non avremmo avuto cose simili al web ma sarebbero appartenut­e a Microsoft, Apple o Vodafone. Non ci sarebbe stato un singolo standard per tutti». Affermazio­ni cui fanno eco le parole dello stesso Berners-Lee: «Se avessi creato la Web Inc. avrei sempliceme­nte dato vita ad un nuovo standard e la diffusione universale del WWW non si sarebbe mai verificata. Perché esista qualcosa come il web è necessario che tutto il sistema si basi su standard aperti, pubblici».

Ieri, per celebrare l’evento, lo staff del Cern ha annunciato di aver restaurato i file dell’epoca usando una copia del sito del 1992 visibile al link http://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html con l’obiettivo di mostrare alle nuove generazion­i le origini della Rete.

Ma ciò che deve forse far più riflettere è che Tim Berners-Lee, oggi presidente del W3C, organismo internazio­nale che coordina lo sviluppo degli standard del WWW e direttore del laboratori­o di Computer Science al Mit di Boston, non è diventato miliardari­o. Il tutto, nonostante abbia cambiato la vita di miliardi di persone.

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