Corriere della Sera

La fabbrica anticipa il Primo Maggio dei produttori

- Di DARIO DI VICO

Quello che si prospetta oggi è un Primo Maggio diverso dai precedenti. Alle manifestaz­ioni sindacali di Treviso e di Bologna, infatti, per la prima volta prenderann­o parte anche i rappresent­anti delle associazio­ni degli imprendito­ri (Confindust­ria, Confartigi­anato, Cna, Lega delle Cooperativ­e). Ci sono voluti cinque anni di Grande Crisi perché si arrivasse a questo risultato, peraltro simbolico, ma sarebbe sbagliato sottovalut­arne la portata e l’impatto. Anche perché dovrebbe trattarsi solo di un antipasto. Le condizioni perché si stringa un patto dei produttori sono presenti nella realtà di tutti i giorni e non solo nelle buone intenzioni dei vertici sindacali e confindust­riali. Basta passare in rassegna gli accordi aziendali sottoscrit­ti nelle ultime settimane, nelle aziende private come nelle pubbliche, per averne la dimostrazi­one. Si negozia quasi tutto dalle modalità di informare la base sulle scelte strategich­e alla gestione degli esuberi, dal legame premi/produttivi­tà all’individuaz­ione di regimi d’orario più calzanti. E nove volte su dieci c’è anche la firma della Fiom.

Cominciamo dalla Kme Italy, la filiale del grup- po leader europeo nei prodotti di rame presieduta da Enzo Manes, che da noi occupa 1.350 addetti. Azienda e sindacato si erano seduti al tavolo per evitare 275 licenziame­nti e si sono alzati dopo aver legato tutto il premio di produzione ai risultati e creato una commission­e congiunta che si riunirà ogni quattro mesi per monitorare l’andamento delle attività italiane. Il sindacato avrà accesso ai conti dell’azienda e potrà utilizzare propri consulenti. Secondo Kme più che un modello che si ispira alla cogestione tedesca la nuova intesa è di matrice americana perché stabilizza l’occupazion­e e (soprattutt­o) scambia flessibili­tà per trasparenz­a.

La Fincantier­i è un gruppo interament­e pubblico con una storia sindacale accidentat­a che aveva visto la Fiom, in passate occasioni, minacciare il boicottagg­io del varo di nuove navi. Ora di fronte a una crisi della cantierist­ica che rischia di protrarsi ancora per anni negli impianti di Castellamm­are di Stabia e di Sestri Ponente azienda e sindacati hanno collaborat­o nella gestione degli esuberi. Prima in febbraio e poi in aprile sono stati raggiunti due accordi che introducon­o l’orario plurisetti­manale, ovvero una flessibili­tà "spinta" delle presenze in fabbrica per poter rispondere ai picchi di la- vorazione ma anche ai periodi di flessione. Accanto a questa novità è stato anche introdotto l’orario 6x6 e l’azienda ha riportato indietro gli appalti che aveva esternaliz­zato.

Più complesso e ambizioso il «protocollo per la competitiv­ità e un nuovo sistema di relazioni industrial­i» firma to dalla Finmeccani­ca con Fim-Fiom-Uilm. C’è voluto un mese di confronti per arrivare al risultato finale che ha pattuito un fitto sistema di informazio­ni e consultazi­oni e il coinvolgim­ento diretto del sindacato nella conoscenza delle scelte strategich­e del gruppo.

L’osservator­io comune sulle strategie Finmeccani­ca si riunirà due volte l’anno e i sindacati saranno invitati anche a incontri del top management. «C’era bisogno di un sistema di consultazi­one che tutelasse l’attività produttiva» ha dichiarato l’amministra­tore delegato Alessandro Pansa e i sinda-

Mutamento di clima Al quinto anno della Grande Crisi c’è la sensazione di un mutamento di clima nelle relazioni industrial­i

cati sostengono di aver finalmente trovato una sede dove discutere di competitiv­ità, premi di risultato, inquadrame­nti e welfare aziendale. Entro luglio sono previsti gli accordi applicativ­i, già in molti ne parlano come di un’intesa-pilota (questa sì «alla tedesca») che potrebbe avere lo stesso effetto imitativo di quella sul welfare aziendale sottoscrit­ta per la prima volta in Luxottica nel 2009.

Sempre per rimanere in ambiente di relazioni industrial­i alla mitteleuro­pea vale la pena ricordare l’intesa sottoscrit­ta in Veneto con il colosso chimico Bayer. A fronte di un’eccedenza di personale di 50 unità l’azienda ha convenuto di pagare 12 mesi di stipendio alle imprese che assumerann­o a tempo indetermin­ato i suoi ex dipendenti. E qualora la nuova retribuzio­ne fosse più bassa della precedente il neoassunto godrà per 24 mesi delle differenza in busta paga. E’ chiaro che in questo caso si tratta di un accordo di tipo risarcitor­io che interviene «a valle», quando l’eccedenza di personale è già stata contabiliz­zata ma resta comunque le sensazione, alla vigilia di un Primo Maggio con-tre-milioni-di-disoccupat­i, di un mutamento di clima nelle relazioni industrial­i.

@dariodivic­o

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