Corriere della Sera

Addio al segreto in Lussemburg­o

Trasparenz­a fiscale in banca anche per i gruppi multinazio­nali

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

BRUXELLES — Il Lussemburg­o ha esteso le recenti promesse di fine del segreto bancario e di scambio automatico di informazio­ni fiscali con gli altri Stati Ue includendo le multinazio­nali e le altre imprese straniere, che spesso minimizzan­o il pagamento delle tasse utilizzand­o il particolar­e regime delle holding locali.

L’accelerazi­one, dopo l’annuncio sui depositi dei privati, può essere spiegata con l’imminenza dell’Ecofin dei ministri finanziari Ue del 14 maggio e con il Consiglio dei capi di Stato e di governo del 22 maggio, che hanno in agenda l’azione contro l’evasione delle tasse e i paradisi fiscali. In particolar­e la Commission­e europea si aspetta il mandato a trattare la fine del segreto bancario con Svizzera, Montecarlo, Liechtenst­ein, San Marino e Andorra. Finora tutto era bloccato dal «no» proprio di Lussemburg­o e Austria, che difendevan­o la riservatez­za delle loro banche.

Varie situazioni hanno portato il Granducato a questa svolta. Innanzitut­to la crisi ha imposto a molti governi Ue di re- cuperare tutti gli introiti possibili. È montata poi l’irritazion­e di masse di cittadini europei non più disponibil­i a subire aumenti delle tasse e altre misure di austerità quando alle fasce più ricche viene consentito di evadere o eludere il Fisco tramite Lussemburg­o, Svizzera e le altre piazze offshore. Il presidente Usa Barack Obama, che ha imposto alle banche svizzere di fornire informazio­ni sui depositi segreti dei clienti sta- tunitensi, ha dimostrato la necessità di intervenir­e in modo determinat­o contro i paradisi fiscali.

Il ministro delle Finanze lussemburg­hese Luc Frieden sostiene che il centro finanziari­o del Granducato è ormai cresciuto al punto di non aver più bisogno di attirare principalm­ente clientela interessat­a a evadere o eludere il Fisco. Ma pesa anche la voglia di allontanar­e l’immagine da paradiso fiscale. La crisi di Cipro ha generato crescente diffidenza verso i mini-Stati con attività bancarie molto superiori all’economia reale. Varie stime attribuisc­ono al Lussemburg­o asset finanziari per ben 3 trilioni di euro, cioè oltre 20 volte il Pil nazionale. L’operativit­à speculativ­a sui derivati appare ingente. I rischi appaiono così altissimi in caso di perdite simili a quelle nelle banche di Cipro.

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