Apple lancia l’«ibond» da 17 miliardi, ordini per 40
( giu.fer.) Apple lancia il più grande bond della storia americana ed è subito boom di domanda. La società si prepara a emettere un’obbligazione in 6 tranche con l'aiuto di Goldman Sachs e Deutsche Bank. La richiesta da parte degli investitori ammonterebbe a 40 miliardi di dollari, più del doppio rispetto all’offerta di 17 miliardi. Gli iBond, come sono stati subito ribattezzati, andranno a finanziare il programma per restituire agli azionisti 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Ma perché una società che non ha debito e siede su una montagna di cash alta 145 miliardi deve ricorrere al mercato per raccogliere capitali? Semplice: per sfruttare un costo del denaro vicino allo zero, evitando di pagare le tasse sul rimpatrio dei capitali, che dovrebbe sborsare se dovesse far tornare negli Stati Uniti i 100 miliardi di liquidità parcheggiata all’estero. Stando ai documenti depositati alla Sec, i bond Apple avranno tasso variabile con scadenza al 2016 e al 2018 e tasso fisso con scadenza 2016, 2018, 2023 e 2043. L’emissione, la prima dal ’96 per Apple, non ha però ottenuto la tripla A da Moody’s e S&P, che hanno assegnato rispettivamente un rating Aa1 e AA+. Giudizio che evidentemente non ha impensierito gli investitori. A scommettere sulla società guidata da Tim Cook è anche l’oligarca russo Alisher Usmanov, l’uomo più ricco del Regno Unito, che ha comprato una partecipazione azionaria per 100 milioni di dollari, si è saputo ieri.