IL BICAMERALISMO ITALIANO DOVE SI FA TUTTO DUE VOLTE
La più bella Costituzione del mondo, quella italiana come sostenuto da molti, e quella più antica degli Stati Uniti hanno una cosa in comune. Le leggi dello Stato devono essere approvate da entrambe le Camere di cui si compone il Congresso: la Camera dei rappresentanti e il Senato. E se lo fanno loro che sono una Repubblica presidenziale mi sembrerebbe azzardato che noi indicassimo solo la Camera come emanatrice di leggi che valgono per tutti. Vedo una scorciatoia pericolosa nella prospettiva di un solo ramo del Parlamento autorizzato a legiferare. Anche la Francia negli scorsi giorni ha suggellato con doppia lettura una legge sulle coppie omosessuali. Figuriamoci se fosse passata col voto di un solo ramo del loro Parlamento. Tra l’altro il Senato americano, votando a favore della limitazione della vendita delle armi con 54 voti su 100, non ha raggiunto la maggioranza di 60 richiesta per l’approvazione di una legge. Tutto ciò mi dice che bisogna andare cauti sui meccanismi di approvazione delle leggi che regolano la vita democratica di una nazione. Se e come controbatte queste mie idee?
Agostino Ghiglione agostinoghiglione@libero.it
Caro Ghiglione,
Le due Camere del Congresso hanno le stesse competenze e debbono spesso avviare procedure interparlamentari per accordarsi su un testo che possa piacere a entrambe. Abbiamo visto queste procedure all’opera, tra l’altro, nel caso del fiscal cliff (il «precipizio fiscale»), quando fu necessario alzare la soglia del debito pubblico permesso dalla legge e adottare un piano di tagli su cui repubblicani e democratici avevano posizioni alquanto diverse. Ma il pre- sidente, negli Stati Uniti, ha i propri poteri, derivanti dal voto popolare, non ha bisogno della fiducia del Congresso e può essere destituito soltanto dall’incriminazione («impeachment»), una sorta di missile nucleare che Bill Clinton, durante la sua presidenza, riuscì a evitare per un soffio.
Nelle democrazie parlamentari o semipresidenziali, invece, il governo ha bisogno di una fiducia che può essergli tolta in qualsiasi momento. Per giudicare il bicameralismo italiano, quindi, dovremmo confrontarlo ai sistemi politici dei nostri partner europei piuttosto che a quello degli Stati Uniti. Se lei adotterà questo criterio, caro Ghiglione, osserverà che in tutti i maggiori Paesi dell’Ue la fiducia e la sfiducia possono esse- re votate soltanto da una delle due Camere: l’Assemblea nazionale in Francia, il Bundestag in Germania, il Congresso dei deputati in Spagna. Osserverà altresì che l’altra Camera ha poteri minori ed è talora composta da parlamentari che non sono eletti da tutti i loro concittadini. Il Bundesrat tedesco (Consiglio federale) è una Camera degli Stati regionali ed è formato da delegati inviati a Berlino dai singoli Länder con un mandato imperativo. Il loro compito principale è quello di vigilare sulla ripartizione della sovranità fra il governo centrale e gli Stati della federazione.
Il Senato spagnolo si compone di 259 membri, ma 51 sono nominati dalle legislature regionali. I senatori francesi non sono eletti dall’insieme dei loro connazionali, ma da un corpo di grandi elettori dipartimentali, cantonali, comunali e garantisce in tal modo la rappresentanza delle collettività territoriali. Il governo può chiedere al Senato l’approvazione di una dichiarazione di politica generale, ma si tratta di una facoltà, non di un obbligo. I poteri del Senato sono eguali a quelli dell’Assemblea nazionale nel caso dell’approvazione di «leggi organiche», vale a dire di leggi che si collocano immediatamente dopo le norme costituzionali, come quelle sui diritti umani e civili; e questo spiega perché la legge sui matrimoni fra omosessuali sia stata discussa e votata anche dalla seconda Camera. In altri casi il Senato è chiamato a esprimere un parere o a prendere decisioni che possono essere modificate dall’Assemblea nazionale.
La situazione italiana è alquanto diversa. Il nostro bicameralismo è «perfetto» e assegna a ciascuna delle due Camere gli stessi poteri. In altre parole nel Parlamento italiano, grazie alla «più bella Costituzione del mondo», tutto si fa due volte.