Corriere della Sera

Mika giudice di «X Factor»: rivincita, fui bocciato ai talent

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Laffranchi

LONDRA — «Per me è una rivincita. Da ragazzino sono stato bocciato alle selezioni di un talent». Parola di Mika, 29 anni, popstar internazio­nale che da settembre sarà giudice di «X Factor». Quello italiano, edizione numero 7, la terza su Sky. Nei prossimi giorni verrà completata la giuria, e i casting partiranno il 12, 13 e 14 maggio a Napoli. «È una sfida e so che potrebbe essere una piattaform­a per la mia carriera. Da gennaio, quando ho firmato il contratto, sto studiando l’italiano: due ore di lezione al giorno con un ragazzo siciliano che gira con me in tutta Europa. Non voglio diventare una barzellett­a», racconta Mika. «Sto cercando casa a Milano perché non voglio vivere in aeroporto. E ho già affittato uno studio di registrazi­one: ho bisogno di restare creativo».

Si diverte a immaginare una giuria dei sogni. Springstee­n? «No perché è uno che parla troppopoco» . Mina? «Sono cresciuto ascoltando musica da tutto il mondo. Di quella italiana amavo Paolo Conte e Mina. Ma chi avrebbe il coraggio di contraddir­la in diretta?». Gli viene un’idea improvvisa... «Dita Von Teese. Andrebbe invitata anche solo per una puntata per insegnare ai concorrent­i come muoversi».

I contatti fra Mika e Sky sono iniziati quando la popstar è stata ospite nell’ultima edizione. «Abbiamo visto l’entusiasmo con cui si è lasciato coinvolger­e. Ed è stato l’unico dei giudici ospiti a avere anche commenti negativi sulle esibizioni», commenta Nils Hartmann, direttore produzioni originali di Sky. Non aspettiamo­ci un buonista: «Non sarò uno easy con i miei

Idoli «Tra i miei idoli ci sono Paolo Conte e Mina. Sarò esigente con i concorrent­i»

ragazzi. Non sono una persona facile. E so anche che le dinamiche fra i giudici sono il 50% del programma. Di una cosa sono certo: non voglio vedere troppo ego e orgoglio. Un performer si fa a pezzi e si ricostruis­ce ogni volta che sale su un palco, e lo deve fare con umiltà. Non c’è nulla di più rivelatori­o che stare di fronte alla gente e cantare. Non puoi mentire».

Spiega così la motivazion­e che lo ha spinto ad accettare: «Mi avevano offerto un programma anche in Francia. Ho detto no perché non mi sembrava collegato alla cultura di quel Paese. Invece in Italia, con Sanremo, la gara canora è nella vostra cultura popolare da 60 anni. Forse per questo i talent da voi funzionano e creano carriere».

La categoria che gli verrà affidata la scoprirà all’ultimo. Nessun privilegio per la star internazio­nale. «L’età e il sesso non sono un problema, anche se in genere sento che le donne rispondono meglio ai miei consigli», commenta. Non cerca talenti perfetti. Anzi. «Al mio debutto non volevano darmi un contratto perché dicevano che cantavo come una donna. Ho capito che dovevo usare i miei limiti e trasformar­li nella mia firma. Ma per questo ci vuole anche una figura supertosta nella tua vita. Per me è stata mia madre che mi ha fatto studiare canto per 2 anni senza mandarmi a scuola. In realtà mi avevano cacciato a 11-12 anni: ero dislessico ma non l’avevano capito e pensavano che fossi un fannullone».

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