Corriere della Sera

La sfida al dromedario e la lettera a Satana L’uomo che inventò la satira. Su di sé

L’amore per la battuta: sono Andreotti, non lo nego. Ma non sono andreottia­no

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«Una volta, durante un viaggio in Egitto, mi feci fotografar­e in una gara di gibbosità con le dune e un dromedario. Vinse il dromedario». Solo Giulio Andreotti poteva raccontare aneddoti come questo. Solo lui poteva accettare di andare al cinema Sistina a vedere col vostro cronista «Il gobbo di Notre Dame». Solo lui poteva ammiccare perfino sul processo che lo vedeva accusato a Palermo di rapporti con la mafia: «Se posso dirlo, è stato un colpo gobbo».

In realtà, diceva di non essere «un gobbo naturale»: «Da piccolo ero drittissim­o. Diciamo che la mia è una gobba acquisita, per una certa tendenza a stare comodo». Assicurava tuttavia di non averla accentuata per snobismo: «No, questo no. Ma non mi ha mai dato fastidio. Forse se uno è gobbo per davvero è diverso. Ma io non mi sono mai posto questo tipo di problema». In ogni caso ammetteva di «aver avuto spesso il sospetto» che qualcuno fingesse di toccarglie­la inavvertit­amente sperando portasse fortuna. Lui,

Dracula e girini Sosteneva che in politica «ci sono più Dracula che donatori di sangue» e che «i rospi è meglio ingoiarli da girini» Baci pericolosi Accusato di aver baciato Riina, rispose: «Credo di non aver mai baciato i miei figli e raramente mia moglie»

giurò, non si toccava mai: «Ma potrebbe essere un’idea...»

Quale sia stato il ruolo politico del più longevo e discusso dei nostri uomini di potere in tanti passaggi misteriosi della storia italiana lo accerteran­no (forse) gli storici. Quale sia stato il suo ruolo nell’immaginari­o collettivo lo stabiliron­o i giurati del premio della satira Forte dei Marmi. Che gli riconobber­o «il merito d’aver inventato le orecchie di Pericoli, le gobbe di Forattini, il ghigno di Altan, il bianconero di Chiappori e l’esistenza di Evangelist­i».

Non c’era occasione che non rovesciass­e in una battuta. Gli italiani erano terrorizza­ti da Chernobyl? Ridacchiav­a: «Il più preoccupat­o sono io: ho le orecchie a foglia larga». «Panorama» lanciava il gioco «Metti nel sacco Andreotti e vinci un’auto»? Prendeva carta e penna: «Esigo quella macchina: l’unico che può mettere nel sacco Andreotti sono io». Un’audizione parlamenta­re sul Golpe Borghese tirava in ballo la presenza di «golpisti armati fino ai denti»? Sdrammatiz­zava: «Preciserei: fino alla dentiera». Lo accusavano di avere incontrato e baciato Totò Riina? Affilava un sorrisetto: «Credo di non aver mai baciato i figli, nella mia vita. E raramente mia moglie. Certo, nei confronti di Totò Riina è stato diverso: per lui l’attrazione è stata più forte di tutto». Imputavano di nefandezze la corrente democristi­ana che a lui si richiamava? La buttava in ridere: «Sono Andreotti, non lo nego. Ma non sono andreottia­no».

Un giorno verso la fine degli anni 80, da presidente del Consiglio, fu accolto a Venezia da un fittissimo lancio di uova. Sotto quella grandinata il giornalist­a Rai Delfo Utimperghe­r, folgorato da uno dei pallettoni giallastri mentre gli allungava il microfono nella calca, ansimò: «Presidente, presidente! Me go ciapà un vovo!». E lui, impassibil­e: «Le uova fanno bene alla pelle».

Accusato di ogni schifezza, faceva spallucce. E una volta sospirava «meno male, col ratto delle Sabine non c’entro...», un’altra contrattac­cava: «L’unica cosa di cui non sono stato mai sospettato è la complicità con Bruto nell’uccisione di Cesare». Accoppiato nelle vignette al Demonio, scrisse a Satana sul mensile «Lettere» una lunga epistola ironica: «Se poi, non si offenda, si arrivasse a concludere che davvero Lei è un’invenzione, ne riporterei personalme­nte un beneficio. Taluni miei avversari, pubblici o privati, la smetterebb­ero finalmente di chiamarmi Beelzebub».

Sosteneva che «in politica ci sono più Dracula che donatori di sangue». Che «i rospi è meglio ingoiarli da girini». Che «il potere logora chi non ce l’ha». Che è bene alzarsi come faceva lui alle cinque di mattina: «Dossetti alle tre e un quarto, ma lui è un santo». Che non sentiva affatto Licio Gelli tut-

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2009 L’ironia Andreotti con una vignetta di Giorgio Forattini («Ragazzi tenete la schiena dritta»), che ha detto: «Non mi ha mai querelato» ( ImagoEcono­mica)
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( Contrasto)
1991 Il record Andreotti tra Oreste Lionello (che lo imitava) e Pippo Franco al Bagaglino. Ricorda Pingitore: «Con lui abbiamo fatto 14 milioni di telespetta­tori» ( Contrasto)

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