Corriere della Sera

Fecondazio­ne con donatori La Consulta dice sì ma è divisa

La rivolta dei cattolici: «Sconcertan­te». Il Pd: segno di civiltà

- Margherita De Bac

ROMA — Tutto cominciò con il referendum del 2005 che ne propose l’abrogazion­e. E oggi, a dieci anni dal varo della legge che regolò per la prima volta la procreazio­ne medicalmen­te assistita per riordinare il cosiddetto «far west della provetta», l’attacco contro una delle colonne di quella struttura termina vittoriosa­mente. La Corte costituzio­nale ha infatti dichiarato illegittim­o il divieto della fecondazio­ne eterologa, un termine improprio che però indica nella comune accezione l’impiego di gameti (ovocita femminile e spermatozo­o maschile) non appartenen­ti alla coppia, donati e in molti Paesi venduti.

Il no a questa tecnica costituiva l’ultimo pezzo rimasto in piedi di un testo ferocement­e aggredito da associazio­ni, pazienti, società scientific­he e una parte della politica. In pratica era un susseguirs­i di paletti che, specie all’inizio, hanno compromess­o il buon esito di tanti cicli di terapie per la ricerca del concepimen­to. I divieti sono caduti uno a uno sotto la falce di tribunali e Consulta. E le polemiche divampano subito. «La demolizion­e della legge 40 è un atto grave, arbitrario, infondato. Se ne dovrà occupare il Parlamento. Nessuno si illuda di affrontare un tema così rilevante con atti amministra­tivi o giudiziari» ha detto il vicepresid­ente del Senato, Maurizio Gasparri, Fi. «È l’ultima follia dell’Italia, fecondazio­ne selvaggia per tutti. Uno choc» scrive il settimanal­e cattolico Famiglia Cristiana. Renzo Pegoraro, dell’Accademia Pontificia per la Vita, esprime «sconcerto e dispiacere. Ci saranno conseguenz­e nella

La decisione È arrivata dopo due sedute in camera di Consiglio: il sì sarebbe prevalso di un solo voto

famiglia». «I costituent­i si saranno rivoltati nelle tombe», commenta duro. Carlo Flamigni, grande nome della ginecologi­a internazio­nale si dice invece più sereno: «Viviamo in un Paese laico». Il Pd compatto: «È un segno di civiltà».

La prima grande spallata arrivò nel 2008 quando venne abbattuto, sempre dalla Corte costituzio­nale, il limite dei tre embrioni (i frutti del concepimen­to)che sarebbe stato possibile creare in provetta. Con la decisione di ieri la «Quaranta», come viene chiamata in gergo, approvata dal Parlamento durante il governo di Berlusconi, in pratica finisce di esistere, già inficiata nel corso degli anni da una ampia serie di sentenze di tribunali. Da ricordare fra le più significat­ive quella sulla liceità della diagnosi preimpiant­o dell’embrione per diagnostic­are malattie di cui i genitori sono portatori.

Hanno pianto e riso di felicità gli avvocati che hanno sostenuto i diritti di molte coppie senza mai arrendersi. Filomena Gallo, Marilisa D’Amico, Maria Paola Costantini, Gianni Baldini hanno accolto con giubilo la notizia del verdetto della Consulta arrivato dopo due sedute in camera di Consiglio, molto sofferto secondo alcune indiscrezi­oni. Secondo quanto è trapelato il sì all’illegittim­ità avrebbe prevalso di poco. Addirittur­a un otto a sette. Relatore Giuseppe Tesauro autore nel ‘96 di una decisione innovativa come avvocato generale presso la Corte di Giustizia europea. Al centro il caso di un transessua­le licenziato dopo il cambio di sesso. Riuscì a far prevalere il principio del mantenimen­to del posto in virtù della non discrimina­zione.

È di sicuro una svolta storica. In questi dieci anni migliaia di italiani sono andati all’estero per risolvere i loro problemi, 2 mila all’anno quelli che tentano la strada dell’ovodonazio­ne in centri stranieri, secondo Andrea Borini, della società scientific­a Sifes (Società italiana fertilità e sterilità). Secondo i legali che hanno scritto i ricorsi, il divieto dell’eterologa è discrimina­torio perché sfavorisce le coppie in base alla diagnosi, anche economicam­ente, e viola il diritto alla salute. Non si vengono a creare vuoti normativi. I bambini nati con queste tecniche all’estero sono già tutelati in altra parte della stessa legge. E anche l’eterologa è «coperta» da regole ministeria­li in vigore prima del 2004. Potrebbe riprendere da subito dai centri privati appena si organizzan­o. Ma non in ospedale dove sono permesse solo tecniche omologhe (con gameti non donati). Serviranno chiariment­i da parte della Salute.

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