Corriere della Sera

Le banche: prelievo ingiusto, ci penalizza in Europa

Per Intesa stimato un aggravio superiore ai 300 milioni, 190 per Unicredit

- DAL NOSTRO INVIATO Stefania Tamburello

WASHINGTON — Nella capitale Usa le banche italiane ricevono il riconoscim­ento del Fondo monetario. «Sono ben preparate ad affrontare una lenta ripresa. Hanno fatto un buon lavoro sul rafforzame­nto del capitale e sugli accantonam­enti e questa è una buona notizia» ha detto José Vinals, responsabi­le del Dipartimen­to mercato dei capitali. «Le autorità italiane hanno preso importanti misure per portare le banche in una posizione molto solida». Certo bisogna aspettare l’esito della verifica sugli attivi di bilancio della Bce «per vedere se ci sarà dell’altro da fare. Ma il cammino intrapreso è positivo» ha aggiunto Vinals che pure ha segnalato come le banche europee abbiano raddoppiat­o, dal 2009 ad oggi, l’ammontare dei crediti difficili, non rimborsati, arrivati a toccare gli 800 miliardi di euro.

In Italia però le parole lusinghier­e del Fondo, cadono quasi nel vuoto. Tra le banche infatti sale la tensione e avanzano le proteste per l’aggravio — dal 12% al 24% o 26% — dell’imposta sulle plusvalenz­e ottenute con la rivalutazi­one, per 7,5 miliardi complessiv­i, delle quote di Bankitalia per finanziare una parte del taglio del cuneo fiscale. E sono proteste — che vedono aziende e sindacati dalla stessa parte — finalizzat­e a convincere il governo a tornare sui suoi passi prima di mettere la norma nero su bianco. La tassazione aggiuntiva vale, al massimo dell’aliquota prevista, un miliardo e 50 milioni e ricade sulle 50 banche — nel panorama di 700 istituti di credito — partecipan­ti al capitale della Banca d’Italia che hanno peraltro via via versato al fisco il prelievo del 12% per la contabiliz­zazione in bilancio della rivalutazi­one delle quote possedute, ossia tra 850 e 900 milioni.

«Quando mi ha comunicato la decisione, ho detto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che si era dimenticat­o del fatto che le banche stanno già pagando un’addizional­e straordina­ria Ires dell’8,5% oltre ad anticipare il 130% — una cosa mai vista — dell’imposta. Se il governo vuole insistere sulla maggiorazi­one dell’imposta sulle plusvalenz­e, deve togliere quanto meno l’addizional­e», ripete il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Il quale aggiunge: «Noi vogliamo ragionare, non siamo capriccios­i, ma non si possono cambiare le regole in corsa. E soprattutt­o non si possono cambiare le norme sul fisco che influendo sui bilanci, incidono anche sulle verifiche in corso da parte della Bce, in vista della vigilanza unica europea, senza contare che la modifica varrebbe solo per gli istituti italiani e sarebbe quindi una penalizzaz­ione nel confronto internazio­nale». Insomma «anche le banche giocano con la maglia azzurra della nazionale italiana nella partita dell’Europa!» si sfoga Patuelli che ricorda gli aumenti di capitale in cantiere dei principali istituti .

Sulle difficoltà del settore convergono anche le contestazi­oni dei lavoratori. «La decisione del governo crea non pochi problemi», dice Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato più rappresent­ativo dei bancari, sottolinea­ndo le «inevitabil­i conseguenz­e che ricadranno sui lavoratori, in fase di rinnovo del proprio contratto di categoria: auspichiam­o un ripensamen­to da parte del governo». Protestano anche le compagnie assicuratr­ici, Generali in testa, partecipan­ti al capitale di Bankitalia «c’è sorpresa e anche sconcerto per una decisione che interviene sui bilanci che sono stati approvati dai consigli di amministra­zione», dice il direttore generale di Ania, Dario Focarelli. Intanto dagli analisti arrivano le prime stime: Intesa Sanpaolo, primo azionista di Bankitalia, che ha rivalutato la quota per 2,2 miliardi di euro potrebbe subire un aggravio superiore ai 300 milioni, UniCredit, secondo azionista, tra i 182 e 190 milioni.

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Antonio Patuelli (Abi): gli istituti stanno già pagando un’addizional­e Ires dell’8,5%
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José Vinals (Fmi): le banche italiane sono ben preparate ad affrontare una lenta ripresa

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