Corriere della Sera

Dall’Emilia alla Sicilia chi non spende i fondi Ue

- di LUIGI OFFEDDU

Dice giustament­e Graziano Delrio, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, che l’Italia rischia di «perdere oltre 5 miliardi di euro di fondi europei», dato il «gravissimo ritardo» nel loro uso. E aggiunge: «Abbiamo bisogno di capire se e dove le risorse si sono bloccate». Per «capire», basta consultare i siti Web delle istituzion­i europee, dove sprechi e ritardi sono elencati in bell’ordine, Paese per Paese: niente è segreto e tutto è pubblico da molti anni. Per esempio, rapporto ufficiale della Commission­e europea datato 18 aprile 2013: «l’assorbimen­to dei fondi è più elevato in Austria, Belgio, Germania, ecc.», mentre «i tassi di spesa sono specialmen­te bassi in Bulgaria, Ungheria, Italia, ecc… In questi Paesi c’è un rischio crescente che, non mobilitand­o i fondi Ue disponibil­i, una parte significat­iva di questi vada persa e gli obiettivi non vengano raggiunti…». Nel 2012, nel 2011, e prima ancora, gli allarmi erano gli stessi. Appello della Commission­e europea, del 27 giugno 2008: «Il tempo si sta esaurendo per i fondi non spesi…». Ci furono anche gli anni dell’oro. Come il 2004, anno in cui misteriosa­mente solo l’1% di tutti i fondi rimase non speso in tutta la Ue, e l’Italia non andò male. Ma poi tornarono i tempi bui. Carlo Azeglio Ciampi arrivò a dichiarars­i «imbarazzat­o», da ministro del Tesoro, quando sentiva che l’Italia era la maglia nera fra i Paesi Ue per la sua (in) capacità di spendere i fondi di Bruxelles. Anche capire «dove» si bloccano le risorse, non è difficile. In genere l’Emilia Romagna riesce a investirne il 45% o giù di lì, la provincia di Trento arriva al 50%, mentre Sicilia e Campania difficilme­nte superano il 10%. Come certificat­o da tutte le statistich­e della Ue, e anche dei nostri ministeri.

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