Berlusconi ai giudici: vi critico perché c’è il voto
Nella memoria difensiva indica un centro per i disabili: potrei essere un motivatore
MILANO — L’autocritica di stampo maoista non è richiesta, e nemmeno un religioso mi pento/mi dolgo è condizione necessaria al condannato definitivo per accedere alla misura alternativa al carcere dell’affidamento ai servizi sociali. E tuttavia a Silvio Berlusconi deve essere sorto il dubbio che giovi, almeno sulla carta, dare una qualche giustificazione ai suoi continui attacchi alla magistratura. Così l’ex presidente del Consiglio in una memoria difensiva in vista dell’udienza di oggi pomeriggio al Tribunale di Sorveglianza di Milano, proprio mentre ieri in pubblico insiste che «la sinistra, avvalendosi del suo braccio giudiziario, vuole impedirmi di condurre la campagna elettorale», all’ombra invece delle scartoffie giudiziarie si precipita a rassicurare che è tutta scena, che gli attacchi alla magistratura avrebbero solo motivazioni politiche, che sarebbero dettati esclusivamente da finalità elettorali, e che giammai mirerebbero a colpire le persone dei giudici.
Convincente o meno che risulti, Berlusconi è invece già al sicuro rispetto all’unica condizione davvero importante per il beneficio che chiede, e cioè il risarcimento del danno alle parti civili vittime del reato: soddisfatto quando ha versato all’Agenzia delle Entrate i 10 milioni di risarcimento stabiliti dalla Cassazione nella sentenza che il primo agosto 2013 rese definitiva la condanna a 4 anni per frode fiscale sui diritti tv Mediaset. L’indulto votato dal Parlamento nel 2006 gli ha cancellato 3 dei 4 anni, e il modo di scontare i residui 12 mesi (che in concreto poi scenderanno a 10 mesi e 15 giorni, perché il beneficio della «liberazione anticipata» abbuonerà 45 giorni una volta scontati i primi 6 mesi) è appunto il tema dell’udienza di oggi nella quale Berlusconi, accanto all’opzione in via puramente subordinata della temuta ma non realistica detenzione domiciliare ad Arcore, punta ad essere affidato ai servizi sociali. Come ogni giorno in udienze del genere, oggi il Tribunale (presidente Pasquale Nobile de Santis, relatore Beatrice Crosti, esperti onorari la sociologa e mediatrice penale Federica Brunelli e la criminologa Silvia Guidali) esaminerà una sessantina di casi, giungendo a Berlusconi alle 17 e riservandosi poi la decisione entro 5 giorni.
In moltissimi casi i condannati ottengono l’affidamento ai servizi sociali senza alcuno specifico programma riabilitativo ma solo con l’indicazione di «relazionarsi con l’assistente sociale designato» dello Uepe ( Ufficio esecuzione penale esterna), dunque con una quasi totale libertà, limitata soltanto dall’obbligo di rispettare le prescrizioni standard di restare in casa tra le 11 di sera e le 6 del mattino, del non frequentare pregiudicati e tossicodipendenti, del non poter andare all’estero (gli era stato già ritirato il passaporto), del non uscire dalla regione dove ha stabilito domicilio (salvo però richieste di permessi solitamente concessi): Berlusconi manterrebbe ampi margini anche per la sua attività politica di leader di Forza Italia, potendo dare tutte le interviste che vuole e potendo chiedere e ottenere facilmente l’ok agli spostamenti per comizi e manifestazioni fuori Lombardia.
In altri casi accade invece che i giudici accolgano un programma proposto dal condannato, e per prepararsi anche a questa teorica eventualità Berlusconi, nella memoria difensiva, fa una controproposta a quella (mezza giornata alla settimana in un centro per anziani) ipotizzata dall’Uepe, e cioè si dice disponibile a frequentare un cascina nell’hinterland milanese che un’associazione benefica sta ancora finendo di costruire per aiutare persone con disabilità: qui il capo del Pdl prospetta che potrebbe impegnarsi a fare il motivatore di soggetti rassegnati alla disabilità, a favorire studi sul tema, a contribuire alle attività all’aperto di recupero.
Salvo colpi di scena, Berlusconi oggi non interverrà all’udienza a porte chiuse, in vista della quale si è affidato a due donne avvocato certo meno note dei penalisti difensori titolari (il senatore Niccolò Ghedini e il professor Franco Coppi), ma più specializzate sul complesso mondo del diritto dell’esecuzione penale, e scelte proprio per questo da Ghedini e Coppi: Angela
A porte chiuse Salvo sorprese, l’ex premier non parteciperà all’udienza. Per la difesa due donne avvocato
Maria Odescalchi (nominata sostituto processuale di Ghedini) e la collega di studio Michela Andresano, curiosamente già incrociatasi con la giudice Crosti all’epoca dei primi permessi (dopo 10 anni di carcere) concessi a Ruggero Jucker, il rampollo della Milano bene condannato per aver assassinato a coltellate la fidanzata.