La sfida del segretario pd: alle urne solo donne capolista Malumori tra i big superati
Lite sulle scelte in Sicilia. Crocetta attacca Chinnici
ROMA — Spiazzare, sparigliare, sorprendere. Matteo Renzi va avanti così. E questa volta a farne le spese sono alcuni pezzi grossi del Pd, che si sono addormentati capilista e risvegliati numeri due. Stupore, rabbia e poi, dopo che la direzione ha approvato all’unanimità le liste, gran corsa a riecheggiare le parole del premier, come «è bello» che a guidare lo squadrone «dem» per il 25 Maggio siano cinque donne... Una trovata che ha costretto agli straordinari notturni il vicesegretario Lorenzo Guerini, ricompensato dal leader con complimenti e battute: «Grazie per il lavoro di cucitura con le segreterie regionali. Ma ora vorrei cambiare di nuovo e mettere cinque uomini!». Risate. E mugugni a denti stretti.
Con il ribaltone rosa il segretario ha fatto scouting nelle diverse aree del partito, ma anche le cinque numero-uno per essere elette dovranno prendere i voti. La battaglia delle preferenze è iniziata e ha i contorni di una guerra tra correnti. Renzi vuole stravincere e lancia un altro segnale di svolta: «Cinque donne che non sono bandierine, ma persone che per esperienza e storia personale possono dare un contributo all’Europa.
Corriere, Sarà un voto decisivo per cambiare l’impostazione dell’Ue». E D’Alema, che si dice «adatto» per il ruolo di commissario, approva: «Segnale forte».
Per il Nord Ovest il segretario ha scelto la lettiana Alessia Mosca e pazienza se Franceschini aveva annunciato che a guidare la lista sarebbe stato Sergio Cofferati (scivolato in terza postazione). Alessandra Moretti, già pasionaria bersaniana, è partita come un «carrarmato gentile» alla conquista del Nord Est, costringendo Paolo De Castro a slittare al secondo posto. Per il Centro il premier punta sulla renziana Simona Bonafè e qui è David Sassoli a doversi rassegnare. Areadem è in rivolta per l’ingresso di Enrico Gasbarra al posto di Riccardo Milana. Si dice che Sassoli sia rimasto così male da considerare il passo indietro, ma dalle dichiarazioni ufficiali dell’eurodeputato l’amarezza non trapela: «Sono orgoglioso di avere cinque capolista donne». Pari entusiasmo ha mostrato (in pubblico) il sindaco di Bari, scalzato dalla franceschiniana Pina Picierno. «Una buona notizia!» scolpisce su Twitter Michele Emiliano, il quale aveva «obbedito con gioia» alla richiesta di Renzi di fare il capolista. Poi il premier ci ha ripensato e ora il Pd pugliese sfoga «sconcerto e stupore» per una cinquina che «è uno specchietto per allodole». Il coordinatore Giovanni Procacci chiede a Emiliano di ritirarsi. E il sindaco: «Sto cercando di placare le acque».
Tensioni e polemiche si rincorrono fino in Sardegna. Nelle Isole, Caterina Chinnici ha strappato il posto di capolista a Giusi Nicolini e in direzione è scoppiata la lite. Il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, ha chiesto di sbianchettare dalla lista la figlia del giudice ucciso dalla mafia nel 1983: «Chinnici è stata in giunta con Lombardo e le scelte nella vita si pagano. Vedrei capolista Nicolini». Il caso Sicilia ha agitato la riunione del