La svolta decisa nell’ultima notte: cambiamo, basta usare il bilancino
Dubbi sulle riconferme. Picierno potrebbe poi correre per la Campania
ROMA — Quando gli hanno sottoposto le liste per le elezioni europee, l’altra sera, a tarda ora, Matteo Renzi ha avuto un soprassalto. E un moto di disappunto. Il tutto è durato una frazione di secondo. Non che il segretario del Partito democratico non sapesse in linee generali quale era la situazione, ma è stato in quel momento, scorrendo quei nomi uno dietro l’altro, che ha capito che così non si poteva fare.
«Quante riconferme», ha mormorato. Qualche settimana fa il leader del Pd aveva detto ai dirigenti del Nazareno: «Occupatevi voi delle liste». Il visto finale, però, ovviamente toccava a lui. E, com’è nel suo stile, alla fine ha fatto di testa sua. Guardando negli occhi Lorenzo Guerini, Luca Lotti, Debora Serracchiani, ha detto: «Vedo che è stato fatto tutto con il bilancino...Perché non cambiamo verso alle liste e mettiamo cinque donne a guidarle?». Momento di panico dei presenti, che già si immaginavano il lavoraccio che li attendeva: convincere chi si era creduto capolista fino all’ultimo momento che non era più così. Ma poi hanno capito tutti che la strada indicata dal segretario era l’unica da intraprendere. A quel punto Renzi si è attaccato al telefono e fino alla tre di notte ha chiamato personalmente le candidate.
Mandata in porto l’operazione, il presidente del Consiglio si è mostrato più che soddisfatto: «Questa non è una furbata mediatica. Io ho voluto investire su una classe dirigente nuova, giovane, e sulle donne. Dietro c’è un’idea politica. E c’è anche una scommessa, che io faccio per dimostrare come è il Pd che noi vogliamo». Ma c’è pure dell’altro. Con questa scelta Renzi si prende la sua rivincita su quanti lo hanno criticato per le mancate quote rosa nell’Italicum: «Voglio vedere cosa diranno adesso tutti quelli che mi avevano criticato in quell’occasione. Io mi sono comportato come ho sempre fatto da presidente di provincia, da sindaco, da segretario e da premier: ho puntato sulle donne. Nel mio governo sono la metà e hanno ministeri importanti, in segreteria è stato lo stesso. E infatti darmi la croce addosso accusandomi di essere poco sensibile a queste tematiche non ha nessun senso». Renzi rivendica con più di un pizzico d’orgoglio l’investimento sul lato femminile del Partito democratico. Investimento che potrebbe raddoppiare se, come dicono, Pina Picierno verrà candidata l’anno prossimo alla guida della Campania.
Il segretario non è impensierito per i malumori di una parte del Pd: «C’è chi dice che ci sono state polemiche in Direzione? Che c’è stato il caso Sicilia? Bene, dov’è il problema? Noi mandiamo le nostre riunioni in streaming, facciamo tutto alla luce del sole: niente trattative segrete. E quindi è normale e fisiologico che ci sia dibattito». Insomma, per Renzi «va bene così», anche perché sa che ciò che alla fine farà premio su tutto sarà la notizia delle cinque donne ai vertici delle liste per le elezioni europee. Poco male se i maligni nel Transatlantico di Montecitorio già dicono: «Solo una delle cinque riuscirà ad arrivare prima nelle preferenze, Simona Bonafè, le altre verranno scavalcate dai loro colleghi maschi». E pazienza se qualcuno, che credeva di essere capolista, c’è rimasto male (David Sassoli)o qualcun altro, fino a ieri mattina, non sapeva di essere stato spostato (come Michele Emiliano).
Ciò che importa è il risultato finale, «il messaggio politico» che quelle cinque candidature vogliono lanciare: «C’è un nuovo partito e c’è una nuova classe dirigente». E c’è una scomposizione della minoranza in atto, come dimostra la decisione di far scendere in lizza la lettiana Mosca e l’ex bersaniana Moretti. Scomposizione che viene confermata dal fatto che i candidati dell’ex segretario non trovano spazio (se si eccettua Flavio Zanonato, che però è molto giù in lista), mentre quelli di D’Alema mantengono le loro posizioni.
Comunque, al di là dei ragionamenti e delle parole, il risultato che conta di più sarà quello che uscirà dalle urne il 25 maggio. L’obiettivo di Renzi è ambizioso: riuscire a superare la percentuale che Walter Veltroni ottenne alle politiche del 2008.