Corriere della Sera

LA PISTA ROMANA (E VATICANA) PER IL DIALOGO IN VENEZUELA

- di MICHELE FARINA

In Venezuela si apre oggi il dialogo tra governo e opposizion­e, l’ha annunciato il presidente Nicolas Maduro: «In realtà stanno trattando già da un mese — dice al Corriere Mario Giro, 55 anni, sottosegre­tario agli Esteri, di ritorno da una missione a Caracas —. Ci sono stati 4 o 5 incontri riservati ad alto livello, in case private, in cui si è discussa l’agenda del negoziato. Compresi i gesti di buona volontà come la liberazion­e degli oltre mille studenti incarcerat­i nelle proteste degli ultimi mesi». Saranno liberati? «Così hanno detto gli esponenti dell’opposizion­e con cui ho parlato». Nelle violenze sono morte 39 persone. «È stato anche questo bilancio di sangue a convincere entrambe le parti che non si può andare avanti così». Maduro bluffa? «Il presidente vuole il dialogo, mentre altri esponenti del governo erano contrari. Il presidente li ha portati su questa linea». Un segnale di forza o di debolezza? «Di consapevol­ezza: governo e opposizion­e sanno che il Venezuela può uscire dalla crisi soltanto con un accordo». Chi ha voluto la mediazione del Vaticano? «L’opposizion­e l’ha chiesta, con un ruolo di garanzia. Il presidente non si è opposto. Ha detto: Se vuole venire, don Pietro è il benvenuto. Maduro lo chiama così: don Pietro». Anche adesso che il Papa l’ha fatto cardinale e l’ha chiamato in Vaticano. Pietro Parolin, segretario di Stato, ex nunzio apostolico a Caracas, aveva buoni rapporti anche con Hugo Chávez: «Ha ottimi rapporti con tutti in Venezuela — dice Giro, per anni alla guida delle relazioni internazio­nali della Comunità di Sant’Egidio — .L’ottima reputazion­e del cardinale Parolin può giocare un grande ruolo nel dialogo». Al tavolo del primo incontro, per cui l’opposizion­e ha chiesto la diretta tv, andrà il sostituto di Parolin, il nunzio Aldo Giordano, un altro italiano. «Non sarà un dialogo facile — prevede Giro —. Il vero nodo è la collaboraz­ione nella politica economica». Maduro dice che non si farà convertire al capitalism­o, né che cercherà di convertire l’opposizion­e al bolivarian­ismo... «Devono collaborar­e se vogliono far uscire il Paese dalla crisi. A Caracas non si trovano beni di prima necessità. Il governo ha ragione nel sostenere che i prezzi vanno contenuti, ma una politica monetaria troppo rigida porta a queste disfunzion­i. L’obiettivo è modificarl­a progressiv­amente, con il consenso». La prospettiv­a è che Maduro cessi di governare per decreto e che il dialogo in Parlamento riprenda. L’Italia da che parte sta? «L’Italia sostiene il dialogo come Paese amico del Venezuela, dove la democrazia c’è ma c’è anche una forte polarizzaz­ione politica». Un legame particolar­e, ricorda Giro: «Gli italo-venezuelan­i sono due milioni, la terza comunità dopo brasiliani e argentini. Mi ha colpito il loro coraggio».

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