Nell’era degli chef il cuore della casa vuole mimetizzarsi
MILANO — Un pannello di legno scorrevole per nascondere i fornelli durante una cena tra amici, rimanendo a chiacchierare seduti a tavola, come in un salotto. Mobili a scomparsa che ridisegnano le forme dei piani cottura. Rivestimenti staccabili che danno un tocco di colore ai vecchi pensili. Forni intelligenti, ma discreti: con un clic lo sportello sparisce. Come le ante, i cassetti porta pentole, per non parlare delle maniglie, acerrime nemiche dei designer: nella cucina «camouflage» vista al Salone del Mobile, il luogo della cottura, della preparazione e della tradizione diventa un modernissimo soggiorno. Area living. Dove frigoriferi e padelle ci sono, ma non si vedono.
Mimetica, componibile e adattabile a vari ambienti. Nella (piccola) casa contemporanea è questa la cucina ideale, «aperta» e assimilabile alla zona giorno senza soluzione di continuità. Proprio per soddisfare queste esigenze, Veneta Cucine ha progettato «Dialogo», legno lavorato artigianalmente e meccanismi sofisticati. Ma anche se lo spazio c’è, l’obiettivo non cambia, come si vede da Varenna, Poliform: spine estraibili sono assorbite dal piano di lavoro, la cappa verticale si immerge nell’isola centrale per il modello «Phoenix». Il trasformismo è d’obbligo: nel progetto «Soul» di Ernestomeda il tavolo girevole «Cyclos» diventa appoggio per uno snack o si «spiega» per ospitare i commensali grazie a un movimento di rotazione. Un piano di legno scorrevole passa sui fuochi.
Tecnologia che nasconde la cucina, la trasforma, la destruttura, la decora. I pensili sono eleganti come armadi, un braccio meccanico consente di fermare i pannelli all’altezza desiderata, come fa Dada nei suoi «Futura 2.0», mentre la colonna operativa è totalmente a scomparsa, basta estrarre l’anta. Meraviglie dell’high tech: Valcucine consente ai clienti di scegliere una decorazione che, attraverso un plotter, viene intarsiata sul vetro. L’effetto è quello di una tappezzeria. «Poi chiudi tutto e ti dimentichi quello che c’è dentro»,