Alitalia, l’ultimo confronto tra Etihad e banche
( giu.fer.) L’arrivo a Roma di James Hogan, Ceo di Etihad, fa entrare il negoziato tra la compagnia di Abu Dhabi e Alitalia nella fase calda. Finora a trattare erano stati advisor e intermediari, ma dopo la conclusione della due diligence, la settimana scorsa, ora si entra nella fase operativa. I vertici delle due società stanno lavorando al business plan, che ha come obiettivo prioritario il focus sui collegamenti intercontinentali. Certo, gli «scogli» lungo il percorso per vendere il 40% di Alitalia ad Etihad restano tanti, dal personale all’indebitamento, ma sono «tutti superabili», riferiscono fonti vicino al negoziato. Sulla forza lavoro si starebbe discutendo su quale formula tecnica adottare: Etihad punterebbe a chiedere esuberi (convertendo la Cig a rotazione o la solidarietà in cig a zero ore) da un minino di 2.500 ad un massimo di circa 3.100, coinvolgendo i circa 900 dipendenti che stanno facendo la cig a zero ore su base volontaria e quelli coinvolti dall’ultimo accordo di febbraio (1.437 con Cig a rotazione nel personale di terra e 800 contratti di solidarietà nel personale di volo). Quanto alla questione del debito, Etihad vorrebbe una ristrutturazione per almeno 400 milioni. Quindi impegni e sacrifici per tutti, con le banche (azioniste e creditrici) in prima fila. Ma, da parte italiana, continua a prevalere l’ottimismo che alla fine prevarrà il buon senso e l’accordo tra Alitalia ed Etihad si farà. Meno ottimisti i sindacati, allarmati dall’incertezza e dalle indiscrezioni.