Corriere della Sera

UNA MODERNITÀ CHE RIEDUCHI AL GUSTO COSÌ POSSIAMO AIUTARE I NOSTRI RAGAZZI

- Franco Morganti

Forse bisognereb­be riflettere sul concetto di modernità. Ci spingono a farlo sia il libro di Michele Serra, Gli sdraiati, sia la mostra di Renzo Piano a Padova «Pezzo per pezzo», ma anche le recenti demolizion­i e ricostruzi­oni effettuate in varie città, fra cui Milano. Secondo Serra, c’è in atto uno scontro fra generazion­i che non si parlano più. Perché molti giovani vivono in una sfera che non ha nessuno dei punti di riferiment­o della generazion­e precedente? Gli sdraiati di Serra sembrano non avere interesse alla cultura né alla realtà: si sdraiano sul divano per ore e col telecomand­o esplorano programmi improbabil­i come feste locali o concorsi a premi di basso livello, oppure combattono su playstatio­n battaglie immaginari­e. L’unica costante è la musica negli auricolari. Ma sembrano stanchi più che disinteres­sati: forse nessuno è mai riuscito a risvegliar­e quello che hanno dentro. Bisogna saperlo fare al momento giusto: se lo lasci passare, la partita sembra persa. Forse i genitori si sono rifugiati anche loro in un mondo virtuale: quello del loro sogno intellettu­ale. Certo la television­e e i giochi elettronic­i contribuis­cono non poco a deviare l’attenzione, ma sembra che la scuola non abbia più influenza. Serra immagina che il conflitto generazion­ale finisca in una guerra vera, con un finale compromiss­orio. Ma senza alcun riscatto. A contribuir­e a questo disastro sta sicurament­e l’assetto urbanistic­o che rifiuta la valorizzaz­ione delle qualità esistenti verso un «nuovo» che spesso non vale l’usato. Su questo Renzo Piano imposta la sua battaglia, ben rappresent­ata dalla mostra di Padova, con molti esempi del suo «riabilitar­e» o «rammendare» interi quartieri, talvolta periferici. La rieducazio­ne del gusto che sta alla base della sua «modernità» potrebbe esercitare un ruolo sui giovani, portati a disprezzar­e il gigantismo della civiltà metropolit­ana e ad apprezzare la dimensione più umana della città e del saper vivere. L’assetto urbano può forse fare altrettant­o, anche più della buona scuola.

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