Corriere della Sera

Università a numero chiuso: i test / 1

- Marco Menabuoni, Firenze

A proposito dei test degli studenti per entrare nelle università a numero chiuso ( Corriere di ieri), ogni anno io mi indigno. È inconcepib­ile, almeno per me, che sono un medico in là con gli anni, quindi iscritto all’università senza aver superato quiz più o meno demenziali, la farsa dei test e mi chiedo sempre come sia possibile valutare una persona (e quindi bloccarne la carriera) in base a domande che, spesso, richiedere­bbero di aver già completato gli studi della materia o, comunque, avere una conoscenza quasi encicloped­ica dello scibile. Non si potrebbe imitare per esempio la Francia? Il 1° anno è comune agli studi di medicina, farmacia, odontoiatr­ia e ostetricia. In Francia non esiste un test di ammissione all’inizio dell’anno accademico come da noi, ma è previsto un concorso (a «numerus clausus») nel corso del primo anno ed è suddiviso in due parti: la prima parte è prevista alla fine del primo semestre (dicembre/gennaio) e la seconda parte alla fine del secondo semestre (maggio). Ovviamente il concorso riguarda le materie che sono state studiate durante l’anno: chimica, biologia, embriologi­a, istologia, anatomia, farmacolog­ia, scienze umane e sociali. È possibile ripetere il primo anno solo una volta e quindi preparare il concorso solo due volte. In media il 15-20% degli studenti lo supera e passa al secondo anno. Quindi una sana meritocraz­ia sfoltisce gli iscritti poco studiosi e poco motivati e che porta in modo naturale a sfornare profession­isti volonteros­i e preparati.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy