L’orchestra di Lucerna e quel podio vuoto in ricordo di Abbado
Un podio vuoto. È questa l’immagine più bella e toccante del Gedenkkonzert, concerto di ringraziamento del Festival di Lucerna in memoria di Claudio Abbado. L’ultimo suo concerto Abbado lo diresse lì, a Lucerna, il 26 agosto scorso, suonando l’Incompiuta di Schubert, oltre alla Nona di Bruckner, altra incompiuta. Ecco perché la Lucerne Festival Orchestra, da lui fondata, ricomincia da lì, dall’Incompiuta, e la suona senza direttore ma con la stessa partecipazione emotiva dei tanti meravigliosi concerti estivi delle ultime 11 estati. La musica di Schubert finisce in un silenzio surreale. Niente applausi, solo muta partecipazione d’orchestra e pubblico. Ecco poi Bruno Ganz, attore amico di Abbado, leggere la poesia elegiaca «Brod und Wein» (Pane e vino) di Hölderlin. Arriva Isabelle Faust, con cui Abbado aveva recentemente registrato i Concerti di Beethoven e di Berg. Suona quello di Berg dedicato «alla memoria di un angelo». Berg senza direttore non è cosa. Andris Nelsons si presta alla bisogna con discrezione e spirito di servizio. Stessa cosa per il pezzo conclusivo. Avendo l’orchestra eseguito negli ultimi anni una quasi integrale delle Sinfonie, non può esservi che Mahler sui leggii, il Mahler di quell’Adagio struggente che conclude la Terza. Nelsons lo esegue con una chiarezza formale da interprete comunque di livello. Ancora un lungo silenzio, finché l’orchestra non si alza in piedi e inizia uno scroscio infinito di applausi. A lungo trattenuta, l’emozione si libera come un terremoto. In lacrime parecchi professori d’orchestra, in lacrime tante persone in platea. Nelson si nasconde nell’orchestra per dire che quegli applausi non sono per lui. Niente retorica, niente sentimentalismo. Quello di Lucerna è un concerto indimenticabile, la degna conclusione del lavoro che Abbado ha fatto nella cittadina elvetica dacché ha formato questa orchestra prendendo il fior fiore delle migliori formazioni europee. E il futuro? Chi individuare come successore? Sono girati i nomi di Barenboim, Levine o Haitink, ma gli impegni, la salute e l’età rendono impraticabili queste vie. Meglio allora saltare una, se non due, generazioni e chiamare un giovane che abbia talento e solidità. Ottima in tal senso la scelta di Nelsons. Per ora prende il posto di Abbado per il Festival 2014. Poi si vedrà.