Corriere della Sera

La Juventus si scopre affamata d’Europa Conte vuole i migliori

«Passare è una questione di prestigio»

- Torino, ore 21,05 Roberto Perrone

TORINO — Juventus vicina all’Europa, lontana dall’Italia ( ma solo per stasera, poi, eventualme­nte, ne riparliamo dopo Pasqua). «Il campionato per me oggi non esiste, siamo molto concentrat­i sulla partita di ritorno con il Lione, sarebbe prestigios­o arrivare in semifinale». Antonio Conte e la Juventus, a questo punto, scoprono la fame d’Europa. È un appetito positivo che dovrebbero avere tutte le italiane che vivono, invece, come un esilio l’Europa League. Ci consideria­mo splendidi, ma il Portogallo ci sta superando nel ranking Uefa a colpi di semifinali, finali e trofei di quella che José Mourinho considera una coppetta (però ha cominciato a costruire il suo monumento proprio da qui).

Certo, la Juventus e Antonio Conte consideran­o prioritari­o il campionato, ci mancherebb­e. Però, a questo punto, con la semifinale a un passo e la finale a Torino — in teoria, con il Lione di stasera, quattro partite da giocare di cui tre in casa — non si può mollare senza provarci. Per aumentare il palmarès, per orgoglio privato e patriottis­mo pubblico. «Sono sette anni che non c’è un’italiana in semifinale. Potremmo essere noi a riuscirci. È un dato che dovrebbe far pensare».

La stagione è la settima, gli anni sono sei: l’ultima a infilarsi tra le prime quattro fu la Fiorentina nel 2008 (perse con i Rangers ai rigori). Remi Garde, il tecnico del Lione, accarezza, giustament­e il ribaltone: «L’impresa è fare qualcosa che nessuno pensa possibile. Siamo qui per capovolger­e il risultato, 0-1 non è 04». L’allenatore e la squadra francese avranno il sostegno di 2.000 tifosi, ma l’entusiasmo viene diluito dal realismo. «La Juventus sa che non è finita». Eh sì, Conte non è certo uomo da permettere libero passaggio a una sorta di relax fuori tempo.

Innanzitut­to chiarisce, ancora una volta, il suo concetto di rotazione, rispondend­o a una domanda su Mourinho e sulle sue sostituzio­ni vincenti.« Il nostro è un mestiere difficile. Se fai le sostituzio­ni e vinci, allora hai capito tutto. Contro la Fiorentina, dopo l’andata, ero stato processato per la formazione che avevo schierato, poi abbiamo passato il turno e sono diventato un mago. Non si tratta di fare rotazioni, ma di schierare la squadra migliore per passare il turno. Anche un presunto titolare può finire in panchina per scelta tecnica e non per rotazione».

Contro il Lione la sensazione è che la Juventus subirà una rotazione lieve perché ora che è qui l’appetito è cresciuto. Conte fa qualche accenno ai singoli, ai grandi migliorame­nti di Pogba, al cammino di Vucinic, alle non perfette condizioni di Ogbonna (c’era

(LaPresse) il sospetto che giocasse, ma Conte ha detto, testuale di «volere certezze»), alla «preservazi­one nell’ultimo periodo» di Tevez, che fa ipotizzare il suo utilizzo contro il Lione («ma ne parlerò con lui»). Di sicuro la Juventus giocherà come al solito. «Non siamo abituati a speculare sul risultato, quindi a pensare a partite difensive. Noi cercheremo di partire subito forte e di vincere, senza fare calcoli particolar­i. Tutto questo significhe­rebbe rinunciare alla nostra identità». L’Europa val bene uno sforzo, al limite una rotazione, mai un tradimento. Forse.

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Vigilia Bianconeri in allenament­o ieri in preparazio­ne della sfida con il Lione

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