Corriere della Sera

L’Italia delle medaglie

In un giorno due ori e due bronzi

- DALLA NOSTRA INVIATA Gaia Piccardi

ZURIGO — Da Navacchio, frazione di Cascina, provincia di Pisa, al cuore dell’Europa dell’atletica ci sono 42.195 metri, non uno di più.

Dicono che l’ingegner Daniele Meucci, 28 anni, una moglie (Giada), due bambini (Dario e Noemi), due cani (la femmina, un doberman, ha appena avuto i cuccioli), dottorando in ingegneria dell’automazion­e dei sistemi subacquei (cioè i robot che hanno studiato come sciogliere la Concordia dall’abbraccio con l’isola del Giglio), sia un tipo preciso. «Massimo, io non arrivo alla fine» ha sibilato tra i denti al ds azzurro Magnani a 3 km dal traguardo della maratona di Zurigo, il viaggio dentro se stesso che gli ha cambiato la vita. «Daniele, stai tranquillo: non puoi non arrivare…» gli ha risposto paterno il coach che l’ha traghettat­o dai 10mila in pista all’Himalaya su strada, nel tentativo di trasformar­lo — l’inizio è ottimo — nell’erede di Gelindo Bordin (re continenta­le ’86 e ’90) e Stefano Baldini (’98 e 2006). Meucci ha guardato il cronometro da polso che gli fornisce tutti i parametri della sua corsa, scoprendo che si era dimenticat­o di aggiornarl­o e poi, sorpresa, di aver vinto. «Mi rimprovera­no sempre di essere troppo meticoloso e razionale — ha riso, sinceramen­te divertito —. Questa volta ho seguito l’istinto. Mi sono detto: attacca, vada come vada. E quando ho sentito salire su per le gambe quell’ultima crisetta, ho pensato ai miei figli, che mi danno tanta forza».

Oro nella maratona, la medaglia più preziosa, in 2h11’08’’. Un trionfo confeziona­to da diabolico artigiano (pettorale numero 666), dopo aver giocato ala sinistra nella squadretta del paese («Il calcio mi piaceva ma a 17 anni tiravo calci ancora dietro casa…»), la corsa come diversivo alle ore di studio, fino a farne la magnifica ossessione per la quale ieri si è compliment­ato con lui anche Matteo Renzi.

Quella di Zurigo, condotta con grande lucidità lasciando sfogare Chabowski (scoppiato), sferrando l’attacco al km 35 senza alcuna paura dei ritorni di Shegumo (etiope finto polacco, ex posteggiat­ore) e del russo Reunkov, era solo la terza maratona di Meucci. «Al Mondiale di Mosca, l’anno scorso, quando fui 19esimo nei 10 mila, feci un esame di coscienza: è ora di cambiare. Nel 2010 ho corso i 42 km a Roma ma senza alcuna convinzion­e: avevo in testa ancora la pista. Nel 2013 sono arrivato decimo a New York. Qui mi sentivo bene, però non al punto da pensare di vincere. Le cose più belle sono sempre quelle inattese». È dolcissimo, frastornat­o, abbracciat­o da parenti e estranei, risponde very better a chiunque gli chieda come va, come sta, come si sente in cima alla montagna. Va alla grande, evidenteme­nte, mentre Giada, ex atleta conosciuta al campo, intrattien­e la stampa raccontand­o di questo ragazzo semplice che si allena con Denise Cavallini, longa manus di Magnani a Pisa e dintorni, che d’estate corre sulle colline di Cascina («Ce n’è una identica alla salita di Zurigo: mi sono sentito come a casa!») e d’inverno va a camminare nel mare con la muta; con l’atletica tira su due creature e nel frattempo cerca di non rimanere indietro sul dottorato perché il sogno di Meucci ragazzino non è mai stato lo sport: «Né calciatore né atleta. Io ho sempre desiderato diventare un ingegnere».

I robot sottomarin­i, per un po’, aspetteran­no. Daniele Meucci maratoneta è l’idea meraviglio­sa partorita dal nuovo corso di Giomi (presidente) e Magnani (coordinato­re unico a 72 mila euro lordi all’anno: è stato ricordato ieri per sottolinea­re che l’atletica azzurra è innanzitut­to una questione di passione), nulla verrà lasciato al caso: la strada fino a Rio 2016 è già scritta. «L’oro di Zurigo è l’inizio di un percorso. Spero che Daniele abbia capito che deve lasciare andare le gambe, senza pensare troppo. Ha margini enormi. Correrà ancora qualche 10 mila per mantenere inalterate certe sue qualità e il finale di corsa. Prima del Mondiale 2015 farà la maratona di Fukuoka e qualche mezza a primavera. È un grande combattent­e, che a volte vede

Dalla pista alla strada «Ai Mondiali di Mosca quando fui 19° nei 10 mila feci un esame di coscienza e dissi: è ora di cambiare»

negativo anche dove non c’è. In sostanza, a 28 anni, ha appena iniziato» spiega il ds. Meucci annuisce, già pregustand­o i meritati spaghetti post-gara e le vacanze in famiglia. Ma insomma, campione, ci dici che idolo avevi da bambino? «Nessuno — risponde, ancora sulle nuvole —. Ma il mio mito assoluto, da grande, è sempre stato Vasco Rossi…». Pausa. «Per le sue canzoni, eh, non per lo stile di vita! Io non ho mai aspirato nemmeno una sigaretta».

Fumarsi l’Europa di corsa senza mai guardare l’orologio e arrivare in tempo all’appuntamen­to con il destino partendo da Navacchio. Questo sì che è andare al massimo.

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 ??  ?? Trionfo Daniele Meucci, 28enne pisano, taglia il traguardo della maratona, vincendo l’oro europeo con 52 secondi di vantaggio sul polacco Shegumo (LaPresse)
Trionfo Daniele Meucci, 28enne pisano, taglia il traguardo della maratona, vincendo l’oro europeo con 52 secondi di vantaggio sul polacco Shegumo (LaPresse)

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