Tagli e meno imposte sul lavoro Pd e Forza Italia (quasi) d’accordo
Dalle riforme all’allentamento dei vincoli Ue
MILANO — Una strategia «coraggiosa» per uscire dalle secche della crisi. L’hanno proposta domenica sul Corriere Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: si tratta di tagli alle tasse sul lavoro per almeno 33 miliardi l’anno e contemporanei tagli alla spesa per la stessa entità, accompagnati dalla riforma del mercato del lavoro e della giustizia. Per un percorso così — sostengono gli economisti — ci vogliono almeno un paio d’anni durante i quali il deficit potrebbe aumentare oltre il 3% sul Pil, «violando» così le regole europee: «Poco male — scrivono — se questo aiuterà ad accelerare le riforme».
La politica, in vista delle scelte di settembre, ne discute e si divide. «Editoriale perfetto» dice il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, «dal taglio fiscale a un mercato del lavoro più flessibile, queste sono le proposte del centrodestra». Ci può essere una convergenza con il Pd su provvedimenti di questo tipo? L’esponente di FI è cauto: «Dipende da quale Pd — risponde — con quello di Renzi sì, ma di anime in quel partito ce ne sono tante e il fuoco cova sotto la cenere».
Pierpaolo Baretta è (per il Pd) sottosegretario all’Economia e della proposta di Alesina e Giavazzi dice: «Presentarci in Europa sforando i parametri potrebbe essere un rischio; giusto invece allentare il patto di Stabilità su una serie di investimenti specifici e realizzare il massimo alleggerimento possibile delle tasse sul lavoro». E sull’articolo 18, materia rovente tra i democratici? « Hanno ragione gli economisti quando scrivono che la riforma del mercato del lavoro è prioritaria — risponde il sottosegretario — ma il cuore della questione non è l’articolo 18, bensì il contratto unico a garanzie crescenti».
Sempre del Pd è Stefano Fassina,
Le reazioni Brunetta: sono anche le nostre proposte Il sottosegretario Baretta: prioritario riformare il lavoro
che si dimise da viceministro dell’Economia del governo Letta dopo una polemica con Renzi: «L’editoriale coglie la necessità di una manovra espansiva, su questo sono d’accordo. - I tagli alla spesa però, e con quell’entità, sarebbero una mutilazione del welfare: il problema italiano non è la spesa — conclude l’esponente della sinistra dem — ma l’evasione fiscale, che è il doppio della media europea: le risorse vanno cercate lì».
Il professor Pietro Ichino, giuslavorista e senatore di Scelta civica, è «molto, molto favorevole» alla proposta di Alesina e Giavazzi, anche sulla richiesta di una maggiore flessibilità dei parametri: «Lo strumento in Europa esiste già, si chiama accordo bilaterale: per usufruirne però bisogna essere credibili e tempestivi nelle riforme, è una questione quindi di volontà politica». Anche sui tagli alla spesa Ichino concorda: «C’è solo l’imbarazzo della scelta — sorride — si dovrebbe incidere sulle società partecipate a livello regionale e comunale, accorpare, e far cambiare lavoro a migliaia di persone: le partecipate del Comune di Roma, per fare un esempio, hanno la bellezza di 70 mila dipendenti, ma di carrozzoni ce ne sono ovunque, anche in Lombardia». Secondo Ichino gli effetti dei tagli alla spesa «si vedrebbero di sicuro a cominciare dal 2016».
Perplesso su un allentamento dei vincoli Ue Giuliano Cazzola, economista e parlamentare di Ncd: «Il problema non sarebbe tanto con l’Europa, pl’Europa, ma con la nostra credibilità sui mercati, rischieremmo di buttare un sacco di soldi nei tassi di interesse e poi la terapia del rigore per me non è sbagliata». Cazzola è invece «d’accordissimo cd’accordissimo» sul taglio delle tasse sul lalavoro: «Lì però Renzi — conclude — dovrebbe rinunciare alla demagogia degli 80 euro» e finanziare un taglio dell’Irap alle imprese «che serve molto di più». In ogni caso, per dirla con Brunetta, «l’agenda dei prossimi tre mesi sarà infernale e le cose difficili arrivano tutte adesso».