Cantone: contro i corrotti infiltrati e agenti provocatori Falso in bilancio, più severità
Appalti, la collaborazione con le Procure sulle indagini per corruzione Limitare le varianti sulle opere e le gare al massimo ribasso Stesse regole nelle intercettazioni usate contro la criminalità organizzata
ROMA — Intercettazioni più facili, agenti provocatori che simulano la corruzione, benefici di pena e non solo per l’imprenditore e il pubblico ufficiale che si autodenunciano e collaborano. L’ex magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) dal 28 aprile (ma operativo solo dai primi di luglio), indica quali potrebbero essere nuovi strumenti investigativi per combattere il malaffare dei colletti bianchi. Ma poi, nella sua nuova veste di capo di una squadra di controllori indicata dal governo, Cantone rassicura anche gli imprenditori (soprattutto quelli impegnati con l’Expo) che temono la scure dell’Anac: «Noi non emetteremo mai provvedimenti di commissariamento degli appalti se non c’è una base probatoria particolarmente forte».
Presidente Cantone, la crisi favorisce o frena la corruzione?
«In periodo di crisi si riducono le occasioni di lavoro e quindi c’è anche più concorrenza sul piano della corruzione. Tuttavia, il numero minore di affari rende numericamente meno significativa la corruzione. Però, mi faccia aggiungere una cosa: la presenza della corruzione è di per sé un “volano” della crisi. Dove c’è corruzione si innesta un meccanismo che tende ad allontanare gli investimenti».
Per l’Expo di Milano, preoccupano i tempi di consegna delle opere. I controlli anticorruzione potrebbero rallentare i cantieri?
«Certo, c’è una corsa contro il tempo. Io sono stato nei cantieri il 13 agosto e ho visto molte opere a buon punto...».
Sì, però, dopo l’inchiesta che ha portato in carcere due glorie degli appalti come Greganti e Frigerio, i controlli dell’Anac rischiano di rallentare i lavori?
«Non ho notizie in questo senso, il commissario di Expo ad oggi dice il contrario. Noi siamo presenti con controlli molto approfonditi ma, a seconda del tipo di appalto, diamo le nostre risposte in 7-15 giorni. In genere diamo delle prescrizioni che sono state quasi sempre accolte con il risultato che, forse, il meccanismo è più farraginoso. Ma tutto questo rappresenta pur sempre una garanzia per lo stesso management dell’Expo. Non dimentichiamo che il controllo arriva dopo note vicende».
È sciolto il nodo del rapporto tra l’Anac con la magistratura. Lei vorrebbe
1 essere avvertito per tempo L’Autorità giudiziaria dovrebbe segnalare all’Anac dalle procure quando viene acceso le indagini su fatti di corruzione nel momento in un faro su un appalto. cui diventano pubbliche, per consentire di
«Guardi, i miei rapporti con gli uffici valutare l’ipotesi del commissariamento anche giudiziari sono stati perfetti. In in quelle inchieste sugli appalti minori che non primo luogo quelli con la procura di hanno impatto mediatico e non arrivano Milano con la quale c’è massima collaborazione all’attenzione dell’Authority anticorruzione bilaterale. Tuttavia, l’istituto del commissariamento si applica non solo ai grandi appalti ma anche ai lavori di cui i giornali non parlano: per questo alcuni fatti corruttivi potrebbero
2 non arrivare alle nostre Le procedure d’appalto dovrebbero limitare orecchie. Ecco perché vedrei bene che le varianti in corso d’opera che fanno lievitare l’autorità giudiziaria desse comunicazione i costi delle opere. Così si potrebbero all’Anac quando le indagini limitare le gare che vengono diventano pubbliche. Prima di questo assegnate al massimo ribasso, momento noi non abbiamo alcun interesse un fenomeno che favorisce le imprese mafiose a conoscere gli atti». che non hanno problemi di liquidità
Con i poteri che le sono conferiti, le imprese temono commissariamenti facili. C’è del vero?
«Qualcuno ha detto che il commissariamento scatterebbe in presenza
3 di elementi di mero sospetto. Ma Ai reati di corruzione vanno applicati gli stessi questa impostazione è già stata strumenti d’investigazione in materia d’intercettazione telefonica e ambientale già usati contro la mafia e la criminalità organizzata, dove non sono necessari gravi indizi o la certezza che in un certo luogo si stia consumando un reato
Magistrato
Raffaele Cantone, magistrato, 51 anni, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione dal marzo scorso, dopo aver lavorato a a Napoli alla Direzione distrettuale antimafia organizzata anche ai reati di corruzione?
«Nel caso di indagini contro la criminalità organizzata, per fare le intercettazioni non sono necessari i gravi indizi, mentre le “ambientali” si possono estendere anche ai luoghi in cui non si ha la certezza che lì si stia consumando un reato. Ecco, prevedere tutto questo anche per i reati di corruzione mi sembra una delle strade migliori».
Falso in bilancio: si aspetta che il governo proponga una pena superiore ai 5 anni in modo da consentire le intercettazioni se si procede per quel reato?
«Una norma seria sul falso in bilancio, con pena adeguata che consenta le intercettazioni, rappresenterebbe un ostacolo per i fenomeni di corruzione. Il corruttore ha quasi sempre necessità di truccare i bilanci per far uscire il denaro».
Lei ha proposto di utilizzare l’agente provocatore che si finge corruttore. Il modello è quello delle indagini antidroga?
«Al governo direi di ampliare gli istituti dell’agente provocatore validi per la criminalità organizzata. Non solo il classico infiltrato. Penso anche a chi si finge corruttore, come in materia di droga dove esiste il simulato acquisto...».
Si passerebbe alla simulata corruzione.
«Sì, un agente provocatore offre a un pubblico ufficiale una grossa somma di denaro per avere un significativo atto a suo favore. Tutto questo, comunque, avverrebbe con le garanzie di legge e sotto il controllo dell’autorità giudiziaria».
Questa tecnica investigativa estesa agli appalti provocherebbe una strage. Non trova?
«Qual è la funzione dell’agente provocatore? Scoprire i reati, certo. Ma anche quella di rendere estremamente pericolosi, per chi ci vive a contatto, i meccanismi corruttivi».
Servirebbero pure i collaboratori di giustizia con il colletto bianco?
«Servono meccanismi di attenuazione significativi della pena per chi collabora. Sarebbe eccezionale, se oltre alle intercettazioni e agli agenti provocatori, il governo scegliesse anche la via dei benefici. Non mi scandalizzerei se all’imprenditore, o anche al pubblico ufficiale che collabora, venisse scontata anche l’interdizione dai pubblici uffici».
Contro la corruzione serve più il carcere o l’interdizione?
«Per i colletti bianchi esistono pene molto più forti rispetto al carcere. E penso all’interdizione ampia e alle confische dei beni».