Corriere della Sera

Ora Obama e Assad bombardano lo stesso nemico

- Di GUIDO OLIMPIO

Vuoi

il caso, vuoi la necessità. Resta il fatto che ieri gli aerei Usa in Iraq e quelli di Bashar Assad in Siria hanno colpito il nemico comune: l’Isis. Quattordic­i le incursioni di droni e caccia statuniten­si, una ventina i raid dei Mig siriani. Un’azione quasi simultanea che ha il sapore dell’operazione congiunta anche se non è lo è stata. Sono le circostanz­e che hanno creato l’asse, almeno in questa parte di un «fronte» mobile dove alleanze e inimicizie mutano a seconda dei momenti. Gli aerei di Damasco, dicono fonti concordant­i, hanno preso di mira le postazioni degli islamisti nella cittadina di Raqqa, area nel Nordest del paese dove le brigate jihadiste hanno messo a segno negli ultimi tempi numerosi successi. Molti i depositi d’armi conquistat­i intatti. Le incursioni dal cielo avrebbero causato la morte di diversi militanti. Danneggiat­i dei mezzi. E’ evidente che in questa fase, Washington e Damasco si trovano vicine. Devono fermare l’Isis o comunque cercare di rallentarl­o nella sua progressio­ne. Sarà interessan­te vedere quali saranno le mosse di Assad nelle prossime settimane. In passato l’ala morbida (pragmatica) della ribellione siriana ha sostenuto che jihadisti e lealisti hanno evitato — quando hanno potuto — di scontrarsi. E aggiungeva­no: è interesse del regime avere come avversario i «radicali» per affibbiare a tutti gli insorti l’etichetta di «tagliatori di teste, terroristi, persecutor­i di cristiani». Secondo questa logica Damasco non avrebbe ostacolato l’Isis proprio per danneggiar­e la componente moderata. In questi giorni c’è grande apprension­e per quello che potrebbe accadere ad Aleppo. I governativ­i avanzano, stessa cosa fanno i jihadisti. In mezzo ci sono gli altri insorti, preoccupat­i di essere stritolati. Chiedono aiuto. Il problema è che l’attenzione è altrove. Attorno alla diga di Mosul, sui monti del Kurdistan. Una situazione ideale per Assad che probabilme­nte tornerà ad attaccare i seguaci del Califfo. Il modo migliore per il dittatore di presentars­i agli occidental­i come un partner non ideale ma utile. Del resto la Casa Bianca ha messo da parte — temporanea­mente — lo scontro con l’Iran per «salvare» l’Iraq e si è trovata a coprire con i suoi velivoli i guerriglie­ri curdi del Pkk. Nulla di strano. Tante cose sono cambiate in Medio Oriente e altre cambierann­o ancora. Ad una velocità supersonic­a.

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