Corriere della Sera

«A Pechino piace: non è lui il potere occidental­e» Prodi: è nell’interesse dei cinesi avere rapporti con un leader globale

- M.Antonietta Calabrò

Per una singolare coincidenz­a della storia il presidente cinese Xi Jinping e papa Francesco hanno iniziato il loro incarico a poche ore l’uno dall’altro, diciassett­e mesi fa. A metà giugno, il South China Morning Post, il giornale della comunità anglofona di Hong Kong, ha pubblicato un editoriale in cui affermava con nettezza che ormai «è tempo per Pechino e il Vaticano di riprendere il dialogo», visto che «le circostanz­e per un nuovo inizio appaiono ideali».

Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e ministro, economista, cattolico, è una delle personalit­à italiane che forse conoscono meglio la Cina: la frequenta regolarmen­te tre o quattro volte l’anno in quanto dal 2010 è professore alla Ceibs (China Europe Internatio­nal Business School) di Shanghai.

Le parole di papa Francesco aprono una fase nuova nei rapporti tra Cina e Vaticano?

«L’appello del Papa, è certamente un fatto nuovo. Una spinta diversa, molto diversa, rispetto al passato. Poi ci vorrà tempo, ci saranno problemi da entrambi i lati, le questioni sul tavolo sono molte, ma si tratta sicurament­e della rottura di una diffidenza. Per Pechino, del resto, papa Francesco è un interlocut­ore naturale ed opportuno». Ci spieghi questi aggettivi... «Naturale, a motivo della provenienz­a» In che senso? «Perché questo Papa viene dall’America latina e in Cina non è più percepito come espression­e del mondo occidental­e né come personalit­à eurocentri­ca. Francesco, insomma, viene considerat­o dai cinesi e dal potere cinese non come un esponente dell’Occidente o di un potere occidental­e, ma come una personalit­à universale. Questo fatto ha un peso determinan­te nella dialettica tra la Cina e il papato, tra la Cina e il Vaticano. Francesco non può essere tacciato di portare avanti gli interessi occidental­i».

E perché per la Cina Francesco è un interlocut­ore opportuno?

«Certamente è utile ed opportuno per la Cina avere rapporti con Francesco non solo in quanto capo spirituale di una religione che ha un’importanza enorme nel pianeta, ma in termini del soft power che Francesco esercita, cioè la sua capacità di persuadere, convincere, attrarre attraverso risorse intangibil­i quali la cultura e valori, la sua stessa persona. Non saprei trovare una parola italiana che esprima con altrettant­a accuratezz­a la capacità di influenza di Francesco come leader globale. D’altra parte, il rapporto con la Cina e l’Asia adesso sono la priorità del Papa, c’è una disponibil­ità di Francesco che è molto ampia, e lo si è visto nelle sue parole di ieri».

Secondo il sociologo delle religioni, Rodney Stark è un fatto che i cinesi, anche l’intellighe­nzia, si rivolgono sempre più spesso al cristianes­imo. Mentre la Chiesa cattolica è ben consapevol­e del potenziale che offre la Cina...

«Non sono così raffinato, nelle analisi, né ho dati quantitati­vi, ma quello che so è che c’è serio interesse, anche nell’élite intellettu­ale, che però non rappresent­a la Cina profonda. Quanto alla Chiesa sa bene che la Cina non è un Paese, è un continente».

Eppure, anche ieri si sono avute notizie di chiese cattoliche chiuse, di croci spezzate, dell’impossibil­ità per i fedeli cattolici di raggiunger­e la Corea...

«Conosco questi fenomeni. Sono tensioni esistenti. Ma bisogna anche tenere conto che si parte da molto lontano».

maria_mcalabro

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Docente
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