In Missouri coprifuoco a oltranza Nuova autopsia per il ragazzo ucciso
Interviene il governo federale per placare l’ira della comunità nera
NEW YORK — Seconda notte consecutiva di coprifuoco da mezzanotte alle 5 a Ferguson, in Missouri, imposta dal governatore Jay Nixon «per contribuire a riportare la pace» e porre fine alla guerriglia urbana che da una settimana sta squassando la cittadina di 21 mila abitanti vicino a St. Louis, a maggioranza afro-americana, dopo l’uccisione di un ragazzo nero disarmato da parte di un poliziotto bianco.
La prima notte di coprifuoco, tra sabato e domenica, non è tuttavia servita a evitare saccheggi e scontri. Circa 200 manifestanti hanno violato il divieto, una persona è rimasta gravemente ferita a colpi di arma da fuoco (non dalla polizia), mentre altre sette sono state arrestate. La polizia ha dovuto usare ancora fumogeni per disperdere la folla rimasta in strada nonostante gli appelli a tornare a casa, arrivati anche da uno dei leader delle Pantere Nere, Malik Shabazz, giunto anche lui in città. Alle manifestazioni di sabato — prima del coprifuoco — hanno partecipato tra gli altri il reverendo Jesse Jackson, campione della difesa dei diritti civili, e il co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, che di St. Louis è originario. E ieri sera a partire dalle 16 (22 ora italiana) era prevista una nuova manifestazione alla presenza della famiglia della vittima e del reverendo Al Sharpton, controverso attivista dei diritti civili. Lo slogan è da una settimana «Hands up, don’t shoot» («Mani in alto, non sparate»), diventato anche l’hastag delle protesta (#handsupdontshoot)
La rabbia è esplosa dopo l’uccisione il 9 agosto del diciottenne Michael Brown da parte di un agente della polizia locale — Darren Wilson, 28 anni, bianco — in circostanze non ancora chiarite. Secondo i testimoni, il ragazzo aveva le mani alzate quando il poliziotto ha sparato, sembra diversi colpi. Ad alimentare la tensione è stato anche il comportamento, da tutti criticato, a cominciare dal presidente Barack Obama, del capo della polizia, Thomas Jackson, per aver rifiutato per sei giorni di rivelare il nome del poliziotto e poi per averlo fatto insieme alla pubblicazione di un video in cui si vedrebbe la vittima mentre ruba da un supermercato una scatola di sigari da 49 dollari, pochi minuti prima di essere ucciso. Un modo surrettizio di collegare l’intervento del poliziotto al furto, anche se l’agente non è intervenuto su Brown in quanto sos pettato. « Vogliono giustificare un’esecuzione», è la protesta della famiglia. Anche il governatore ha pesantemente criticato la pubblicazione del video. Della vicenda, che sta infiammando pure altre città americane come Berkeley e Oakland, in California — dove un altro ragazzo nero è stato ucciso da un poliziotto — si stanno occupando 40 agenti dell’Fbi. Anche una nuova autopsia sarà svolta dal dipartimento della Giustizia per accertare le circostanze della morte di Brown.
Ma intanto il clima nella cittadina è sempre più teso: la notte tra venerdì e sabato è stata la più pesante. Le forze dell’ordine tuttavia non sono intervenute con i blindati e l’equipaggiamento militare esibito nei giorni scorsi. Il capitano della Highway Patrol Police, Ron Johnson, afroamericano e originario di Ferguson, cui è stato affidato l’ordine pubblico, ha preferito metodi più leggeri per non esasperare il clima.
Uscita dai confini locali, Ferguson sta facendo tornare a galla temi come la ghettizzazione degli afro-americani nei sobborghi e la eccessiva militarizzazione delle polizie locali, armate con l’equipaggiamento avanzato dalle missioni in Iraq.