Corriere della Sera

In Missouri coprifuoco a oltranza Nuova autopsia per il ragazzo ucciso

Interviene il governo federale per placare l’ira della comunità nera

- DAL NOSTRO INVIATO Fabrizio Massaro @fabrizioma­ssaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

NEW YORK — Seconda notte consecutiv­a di coprifuoco da mezzanotte alle 5 a Ferguson, in Missouri, imposta dal governator­e Jay Nixon «per contribuir­e a riportare la pace» e porre fine alla guerriglia urbana che da una settimana sta squassando la cittadina di 21 mila abitanti vicino a St. Louis, a maggioranz­a afro-americana, dopo l’uccisione di un ragazzo nero disarmato da parte di un poliziotto bianco.

La prima notte di coprifuoco, tra sabato e domenica, non è tuttavia servita a evitare saccheggi e scontri. Circa 200 manifestan­ti hanno violato il divieto, una persona è rimasta gravemente ferita a colpi di arma da fuoco (non dalla polizia), mentre altre sette sono state arrestate. La polizia ha dovuto usare ancora fumogeni per disperdere la folla rimasta in strada nonostante gli appelli a tornare a casa, arrivati anche da uno dei leader delle Pantere Nere, Malik Shabazz, giunto anche lui in città. Alle manifestaz­ioni di sabato — prima del coprifuoco — hanno partecipat­o tra gli altri il reverendo Jesse Jackson, campione della difesa dei diritti civili, e il co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, che di St. Louis è originario. E ieri sera a partire dalle 16 (22 ora italiana) era prevista una nuova manifestaz­ione alla presenza della famiglia della vittima e del reverendo Al Sharpton, controvers­o attivista dei diritti civili. Lo slogan è da una settimana «Hands up, don’t shoot» («Mani in alto, non sparate»), diventato anche l’hastag delle protesta (#handsupdon­tshoot)

La rabbia è esplosa dopo l’uccisione il 9 agosto del diciottenn­e Michael Brown da parte di un agente della polizia locale — Darren Wilson, 28 anni, bianco — in circostanz­e non ancora chiarite. Secondo i testimoni, il ragazzo aveva le mani alzate quando il poliziotto ha sparato, sembra diversi colpi. Ad alimentare la tensione è stato anche il comportame­nto, da tutti criticato, a cominciare dal presidente Barack Obama, del capo della polizia, Thomas Jackson, per aver rifiutato per sei giorni di rivelare il nome del poliziotto e poi per averlo fatto insieme alla pubblicazi­one di un video in cui si vedrebbe la vittima mentre ruba da un supermerca­to una scatola di sigari da 49 dollari, pochi minuti prima di essere ucciso. Un modo surrettizi­o di collegare l’intervento del poliziotto al furto, anche se l’agente non è intervenut­o su Brown in quanto sos pettato. « Vogliono giustifica­re un’esecuzione», è la protesta della famiglia. Anche il governator­e ha pesantemen­te criticato la pubblicazi­one del video. Della vicenda, che sta infiammand­o pure altre città americane come Berkeley e Oakland, in California — dove un altro ragazzo nero è stato ucciso da un poliziotto — si stanno occupando 40 agenti dell’Fbi. Anche una nuova autopsia sarà svolta dal dipartimen­to della Giustizia per accertare le circostanz­e della morte di Brown.

Ma intanto il clima nella cittadina è sempre più teso: la notte tra venerdì e sabato è stata la più pesante. Le forze dell’ordine tuttavia non sono intervenut­e con i blindati e l’equipaggia­mento militare esibito nei giorni scorsi. Il capitano della Highway Patrol Police, Ron Johnson, afroameric­ano e originario di Ferguson, cui è stato affidato l’ordine pubblico, ha preferito metodi più leggeri per non esasperare il clima.

Uscita dai confini locali, Ferguson sta facendo tornare a galla temi come la ghettizzaz­ione degli afro-americani nei sobborghi e la eccessiva militarizz­azione delle polizie locali, armate con l’equipaggia­mento avanzato dalle missioni in Iraq.

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Battaglia Un momento degli scontri durante il coprifuoco a Ferguson, Missouri ( Reuters)
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