Giuseppe Vaira: «Io liceale, mia sorella emigrata in Norvegia L’amore per la terra ci ha riuniti»
Sulle orme del padre a Barolo
Aldo Vaira nasce a Torino. A 15 anni, siamo nel ‘68, sfila «per la prima e ultima volta in un corteo — racconta il figlio Giuseppe, 29 anni —. Mio nonno, che lavorava nei Carabinieri, lo scopre e lo manda a trascorrere l’estate in campagna, lontano dai guai. Mio padre, con scandalo della famiglia che lo voleva dottore, s’innamora della vita da contadino, sei mesi di fatica nei campi e sei mesi con il freddo e la neve ad ascoltare musica jazz, e resta lì. Nel ‘72, dopo un’annata non buona, s’intestardisce: non vuole svendere la sua uva dopo tutta la fatica per produrla e si mette a fare il vino da sé». Comincia così l’avventura della famiglia Vaira che produce Barolo, ma non solo, «perché amiamo tutti i vini della nostra terra».
Ma Giuseppe e i due fratelli non pensano al vino e all’azienda di famiglia, all’inizio. «Abbiamo fatto il liceo, io volevo diventare cardiochirurgo, mia sorella Francesca , 27 anni, si è laureata in Economia politica ed è andata a vivere in Norvegia per un certo periodo. Ma la terra mi piaceva. Un giorno ho chiesto a mio padre: “Qual è il senso sociale del tuo lavoro?”. Lui, mi ha rivelato anni dopo, stava per rispondermi: “Portare a casa la pagnotta” ma si trattenne e mi disse: “Portare un po’ di bellezza”. Alla fine, ho scelto di diventare viticoltore. Il vino veicola storia, cultura, gioia di vivere. Insomma, quello che io chiamo “un certo sguardo sulla vita”».
Anche Francesca è tornata alla terra, dalla Norvegia. E il più piccolo dei fratelli, Isidoro, 25 anni, l’ha seguita. Ora lavorano tutti e tre a Barolo, Cuneo, l’azienda è la G. D. Vajra, con la j invece della i, ci mettono tanta passione e anche un pizzico di poesia. Giuseppe è sposato e ha due bimbi. Dice: «L’enologia è come un cielo stellato che puoi guardare nei dettagli prendendo un telescopio».