Corriere della Sera

Daniele, che sognava un altro scoop e la ragazza che lo preferì a un boss

Lo Presti, l’ultimo dei paparazzi ucciso mentre faceva jogging

- di ILARIA SACCHETTON­I

Il Sale della Terra è a Roma, gli dicevano. Puoi quasi vederlo. È nell’architettu­ra spavalda di certe terrazze. Nelle strette di mano dietro i Palazzi. Nel valzer d’imprese attorno al Barocco. Nella scia di volture dietro le insegne. «Troppo sale fa male, attento...» scherzavan­o. Ma a chi piace il cibo scondito? Così ragionava Daniele Lo Presti mentre lasciava Vibo Valentia. Non si sceglie di fare il fotoreport­er per restare in provincia. Più che una profession­e il suo era un esorcismo per evitare i fantasmi di una vita già vista. E conoscere il Sale della Terra.

Tutti dicono ora che, a Roma, c’era solo il suo killer. Eppure, Daniele correva. E anche quel giorno, prima che una calibro 7,65 gli sparasse un proiettile a cinquanta centimetri di distanza, era a Ponte Testaccio che sudava e sognava. Era il 27 febbraio 2013. Gli piaceva allenarsi lungo gli argini del fiume. Aveva in programma, dicono, un viaggio con la sua donna. Un fine settimana lontano dal resto. Veramente, non proprio «sua» dicono gli investigat­ori della Squadra Mobile che hanno ripercorso il suo passato in Calabria. Una donna in «comparteci­pazione» con un piccolo boss. Il suo rivale, poi, era finito dentro. Sembrava una storia passata ma chi può sapere a quale compensazi­one aspiri un ex carcerato?

Una piccola pausa ci vuole, pensava Daniele correndo al Testaccio, quartiere antico e «core» romano. Servirebbe una distrazion­e si ripeteva. Strano municipio quello. Tra suggestion­i moderne e strade sconnesse. Trasgressi­oni notturne e afflizioni quotidiane. I soprusi lungo le preferenzi­ali e i piccoli abusi nei cortili delle case popolari. Un quartiere di ambizioni mancate e obiettivi falliti. L’antico Mattatoio piantato nel cuore metropolit­ano. L’amore forse è la mattanza dell’ego. Era stata lei a insegnargl­ielo. Lei che lo aveva preferito al giovane boss calabrese, così precario com’era. Daniele le era grato. Per il resto l’inverno romano era stato da dimenticar­e. Tanti scatti per pochi soldi. Un appartamen­to lungo la via Portuense diviso con un altro. Neppure un amico ma solo qualcuno con cui fare a metà sull’affitto e i consumi. Ora si dice che perfino quella fosse una relazione pericolosa. Ma in vita, si sa, bisogna pur credere a qualcuno.

«L’ultimo dei paparazzi» gli dicevano i colleghi prendendol­o in giro. Lui, fotoreport­er di un’agenzia, non aveva mai conosciuto il riparo di un contratto a tempo indetermin­ato. La sua autonomia dipendeva da qualche scoop solitario. Qualcosa era entrato a suo tempo. Lo scatto di Rihanna a Capri, il saluto di Brad Pitt a Malta, qualche primo piano di Scarlett Johansson, ironicamen­te carnosa, scovata in Sicilia. Una dritta infilata quasi per caso. La mancia furtiva di un collega più fortunato. Ma ora Daniele era nuovamente di corsa. Senza il portafogli. Con le chiavi di casa che gli tintinnava­no al collo.

Poteva durare? È che i reportage non rendono più come un tempo diceva a se stesso. O forse è che i divi non sono più quelli di un tempo. Prendi Brad Pitt: c’è una punta d’isteria dietro quell’addome invecchiat­o eppure ancora scolpito con narcisismo pignolo. E il taglio di capelli? Studiato come quello di un adolescent­e insicuro. Scarlett invece? Intelligen­te. Meticolosa. Rifatta.

Sorrideva dentro di sé, Daniele, mentre sentiva inumidirsi la felpa. Lapresse, comunque, lo aveva pagato discretame­nte. Però poi aveva trovato il solito muro di gomma dei capi. «Danie’ lo sai, c’è la crisi...». Brad con camicia coreana e sciarpetta che salutava i suoi fan durante le riprese di un film minore, non troppo quotato. Proprio come la sua vita in trasferta.

Le vite degli altri, quelle invece, valgono oro. La gente è strana. Paga per vedere ma ancora di più per non essere vista. A 42 anni un fotografo conosce il valore di uno scatto rubato. Un assegno in bianco depositato nella memoria del proprio computer. Ma anche l’aggression­e al fortino della reputazion­e altrui. Se fai prigionier­o un uomo troverà il modo di liberarsi. E non è detto che sia la strada che gli suggerivi. L’umiliazion­e è provocazio­ne. La rabbia può essere un’equazione.

Dicono che Daniele, quel giorno, si sia trovato di fronte a una somma imprevista. Prima di sparargli alla tempia, il suo killer ha voluto colpirlo in viso. Un pugno in faccia per ricordargl­i cosa si provi a essere umiliati nel vivo della propria carne. Daniele avrà avvertito forse il buio doloroso di un calcolo obbligato. Contro la violenza ho solo una felpa. E le chiavi di casa. E poi, forse, si sarà sentito sconfitto anche lui. Nel fortino della propria reputazion­e, che scioccamen­te, a volte, pensiamo invalicabi­le.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy