Corriere della Sera

NELLA MANO TESA DEL PAPA VERSO LA LA REVISIONE STORICA DEI METODI MISSIONARI

CINA

- Luigi Accattoli www.luigiaccat­toli.it

Umiltà, empatia, impegno a «farsi capire», no al proselitis­mo e allo spirito di conquista: sono le cinque indicazion­i che papa Francesco ha dato ai cattolici dell’Asia per realizzare una più efficace presenza in quel continente, che costituisc­e — ha detto — la «grande frontiera» del cristianes­imo. Ha accennato ai «Paesi» con i quali la Santa Sede «non ha ancora una relazione piena» e non ha nominato la Cina, ma il suo primo pensiero non può che essere stato per questo Paese.

Le indicazion­i date dal Papa gesuita descrivono alla perfezione il metodo di approccio all’Asia e alla Cina che fu sperimenta­to all’inizio del secolo XVII proprio dal missionari­o gesuita Matteo Ricci ( 1552- 1610), che Francesco ieri non ha nominato: un metodo che a suo tempo non fu perseguito fino in fondo e che presto fu sconfessat­o da Roma. Dopo qualche decennio d’incertezza i papi preferiron­o adottare anche nei confronti del Celeste Impero la strategia della conquista culturale, che nel Settecento portò alla fine della presenza dei gesuiti in tutta la Cina.

Quella strategia tra l’Ottocento e il Novecento si affiancò alla politica commercial­e e coloniale delle potenze europee provocando un nuovo rigetto globale che ancora non è superato. Con la memoria d’elefante che ne detta i comportame­nti, il regime cinese teme l’ingerenza delle Chiese cristiane che avverte come «straniere» e di quella di Roma in particolar­e, della quale teme l’organizzaz­ione sovranazio­nale.

Per «farsi capire» Matteo Ricci imparò il cinese, si fece prima bonzo e poi mandarino, scrisse in cinese un « Trattato sull’amicizia » : Francesco, il Papa delle periferie e delle frontiere, invita i cattolici a riprendere quel cammino. Quanto ha detto ieri ai giovani e ai vescovi dell’Asia costituisc­e anche un abbozzo di revisione storica dei metodi missionari perseguiti in quel continente dalla Chiesa di Roma fino alla metà del secolo scorso. Ma per essere intesa dall’interlocut­ore cinese quella revisione deve diventare esplicita. Francesco ha mostrato in più occasioni di essere consapevol­e di tale necessità e forse sta per risponderv­i.

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