Milan, l’Honda è giusta ma Zapata e Lopez sono in formato vacanze
Vince il Valencia agevolato dal difensore e dal portiere
VALENCIA — Un guizzo (uno) di Honda nel giorno in cui il Milan abbandona la pista Cerci; la maledizione dei portieri, perché la prima di Diego Lopez è stata a dir poco complicata; una messe di errori individuali, soprattutto in difesa. Il Milan che muove i primi passi, decimato dagli assenti (Balotelli tanto per cambiare con la febbre, come Niang, poi Saponara, che l’Empoli ha chiesto di nuovo in prestito, De Jong che con ammirevole attaccamento alla maglia ha voluto lo stesso venire, De Sciglio e Rami che non aveva voglia di prendersi gli insulti dei suoi ex tifosi) è così timido, incerto ed educato da non rovinare la festa del Valencia, che s’impone per 2-1 e porta a casa il trofeo Naranja.
Il nuovo proprietario, quel Peter Lim, miliardario ma non troppo, from Singapore, che per qualche ora era pure stato indicato come interessato a comprare il Milan, ha ordinato di fare le cose in grande: fumi, cotillon, centinaia di bambini
Valencia
delle giovanili schierati in campo, quattro tenori, presentazione, uno per uno, di tutti i giocatori della rosa, più l’allenatore Nuno (Espirito Santo), scelto non per i miracoli, ma più prosaicamente perché fa parte del fondo d’investimento di proprietà di Lim e del suo socio Jorge Mendez. Paese che vai, conflitto d’interesse che trovi. Comunque vada a finire, almeno c’è il senso di un nuovo inizio, l’entusiasmo di un’impresa che comincia, di cui il Milan e i suoi tifosi avrebbero un gran bisogno. I rossoneri che arrivano al Mestalla sono invece a metà del guado, ancora in piena costruzione: il povero Diego Lopez torna in Spagna e fa di tutto per non farsi riconoscere. Si fa beffare, mentre è fuori area (e non è un fulmine a rientrarvi), da un pallonetto di Alcacer, che al 18’ intercetta un passaggio (sciagurato, non un bel modo per convincere i rossoneri a tenerlo) di Zapata. Cinque minuti dopo, l’ex portiere del Real non trattiene in presa alta un cross innocuo e al 38’ prende gol sul suo palo, su tiro di Rodrigo
Preoccupato
Filippo Inzaghi, 41 anni, alla prima stagione sulla panchina del Milan dopo il buon lavoro nella Primavera, è incappato in una nuova sconfitta dopo il flop negli Usa (Afp) (che si beve con facilità Albertazzi): si sono visti debutti migliori, anche se poi il n.1 si riscatta parzialmente negando il terzo gol ad André Gomes.
Anche il suo dirimpettaio Alves prende gol sul suo palo, quando Honda (al 27’ p.t.) su punizione s’inventa un gran tiro, ma, volendo, è «vittima» di uno dei tanti schemi studiati da Inzaghi con il mago delle palle inattive Gianni Vio. Quattro milanisti hanno infatti disturbato la visuale del portiere, rientrando peraltro velocemente senza finire in fuorigioco. Bella idea. Non che il giapponese poi faccia granché, ma almeno avanza una candidatura nel giorno in cui Adriano Galliani ha deciso di ritirarsi dalla corsa per Alessio Cerci (troppi 20 milioni), anche se in serata ancora non l’aveva comunicato al presidente del Torino Urbano Cairo.
Ma se in attacco il Milan visto ieri, almeno nel primo tempo, ha dato l’impressione di poter inventare qualcosa (anche se El Shaarawy, volonteroso e stremato dalla doppia fase, sbaglia un gol facile a fine primo tempo e poi Inzaghi prova l’esperimento Menez punta
Mercato: basta Cerci Mercato: la società abbandona la pista Cerci, troppi i 20 milioni che chiede il Torino
centrale al posto di Pazzini, non riuscitissimo) è la fase difensiva a essere costellata di errori. È vero che, all’inizio, degli ipotetici titolari, c’è solo Abate in campo, fino a quando nella ripresa non entrano Alex e il debuttante Armero, ma si balla non poco. Anche in mezzo, l’unico che prova a costruire qualcosa è Muntari. Insomma, se non è proprio in alto mare, un approdo sicuro per il Milan è ancora lontano. Serve remare.