Progetto multimediale per la Galleria Un sito web, percorsi storici ed eventi
I 150 anni Serie di proposte in vista della festa del 2015 La ricerca del Politecnico e le visite riservate agli studenti Finanziati dalle griffe i restauri e le iniziative culturali del Salotto
Le scolaresche in visita al cantiere della Galleria, da settembre fino a marzo- aprile 2015, quando i lavori saranno conclusi. E poi una serie di «eventi culturali» collegati al restauro, ancora da definire nel dettaglio ma già ipotizzati anche insieme al Comune. I due brand che stanno finanziando con 3 milioni di euro la riqualificazione del «Salotto» di Milano — le griffe Prada e Versace — hanno deciso di non fermarsi alla sola ristrutturazione. E di investire ancora: «Ci siamo accorti che quello che avevamo in mano era molto più di un semplice monumento — spiegano da Prada —. La Galleria è un’eredità della città, un progetto con una genesi talmente affascinante da meritare un approfondimento. Per questo abbiamo commissionato una ricerca sulla storia di questo grandioso “passaggio commerciale” a due docenti del Politecnico. Con l’idea, poi, di raccontarla al pubblico attraverso una serie di iniziative».
La prima riguarda gli studenti. Ragazzi di tutte le età, dalle elementari all’università, che da settembre potranno accedere al cantiere in piccoli gruppi per farsi raccontare dai tecnici e da apposite guide non solo come è stato portato avanti il restauro, ma anche come nell’Ottocento è nato il progetto del «Salotto» di Milano. Sull’iniziativa didattica Palazzo Marino ha già espresso un primo consenso. Si dovrebbe partire in autunno, con i dettagli da definire dopo la pausa estiva. Ma il pacchetto di «eventi culturali» proposto da Prada e Versace comprende molti altri spunti: un sito web che illustri la storia della Galleria e il piano di riqualificazione partito lo scorso marzo. Poi, se si riuscisse, anche una mostra con immagini storiche e un calendario di appuntamenti celebrativi — il 7 marzo 2015 si festeggeranno i 150 anni dalla posa della prima pietra — «che tornino a rendere la Galleria il cuore vivo e pulsante della città».
Queste però sono solo ipotesi, con il Comune si sta ancora discutendo e non è ancora stato deciso che cosa si potrà realizzare. A settembre le parti dovranno sedersi a un tavolo e stabilire un’eventuale tabella di marcia. Di certo c’è che le griffe intendono portare avanti un’«operazione culturale» che vada oltre la semplice riqualificazione.
In questi mesi, infatti, hanno incaricato Ornella Selvafolta, docente di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, e l’architetto Paolo Gasparoli, anche lui professore dell’ateneo e consulente della ditta che porta avanti il restauro, di compilare una ricerca sul «Salotto» milanese. Uno studio che mescoli gli aspetti storici con quelli più tecnici, relativi al progetto architettonico della Galleria, all’uso dei materiali, al senso complessivo dell’opera. Per l’indagine i professori stanno consultando l’Archivio storico civico e la Cittadella degli archivi, a Milano. Presto andranno anche a Fontanelice (Bologna), dove si trovano i documenti di Giuseppe Mengoni, l’architetto bolognese che a 34 anni, nel 1863, ha progettato e poi costruito la Galleria.
Dal confronto delle fonti dovrebbe emergere con ancora più chiarezza il percorso che ha portato alla realizzazione del «Salotto». «Un’operazione coraggiosa, audace», raccontano gli esperti. Un monumento imponente tirato su in due anni, tra il 1865 e il 1867, con in mezzo un «esproprio forzato ai fini di pubblica utilità» di centinaia di abitazioni e botteghe. Un’operazione che ha cambiato il volto di Milano, nonostante in quel periodo non ci fossero le risorse per realizzarla. I capitali li trovò lo stesso Mengoni, a Londra. «La Galleria aveva uno scopo chiaramente commerciale: durante i lavori lievitò, crebbe di due piani rispetto al progetto originale, scatenando più di una rimostranza tra i consiglieri comunali. Ricostruirne la genesi dal punto di vista politico-amministrativo è molto interessante » . Anche l’analisi dei materiali regala informazioni utili: per risparmiare parte delle decorazioni furono realizzate in cemento decorativo e non in marmo. E l’interno degli edifici non venne curato come le facciate. D’altra parte per la cupola vennero mobilitate le fabbriche francesi, perché in Italia non si producevano i pezzi di ferro delle giuste dimensioni. «La Galleria fu un’operazione internazionale: materiali francesi, capitali inglesi, maestranze italiane. Non è una storia attuale?».