Corriere della Sera

Usa e curdi riprendono la diga

Operazione congiunta con aviazione e teste di cuoio Usa, Obama ha autorizzat­o il raid: prima grande sconfitta dell’Isis

- di LORENZO CREMONESI

Le truppe curde, con l’aiuto di massicci raid aerei statuniten­si, hanno preso ieri il quasi totale controllo della diga di Mosul, fondamenta­le per l’approvvigi­onamento di acqua potabile ed energia dell’Iraq. Sotto attacco anche in Siria, il Califfato sembra ora in crisi.

MAKHMUR (Iraq settentrio­nale) — Le fanterie curde hanno preso ieri sera il quasi totale controllo della grande diga di Mosul, ma solo grazie al massiccio intervento dell’aviazione e dei commando americani negli ultimi due giorni. E’ la prima, significat­iva sconfitta subita dalle milizie dello Stato Islamico (il cosiddetto «Califfato») dopo le sue importanti vittorie di inizio agosto, che hanno causato terrore e inflitto gravi massacri tra la popolazion­e, soprattutt­o ai danni delle minoranze nel Nord Iraq. I comandi curdi sostengono di essersi posizionat­i sulle rive orientali del gigantesco bacino idrico, uno dei più importanti del Paese, che garantisce le riserve di acqua potabile e la produzione di energia elettrica a larga parte della popolazion­e. Con loro opera anche un piccolo gruppo di teste di cuoio americane. «Tra le difficoltà che stiamo incontrand­o ci sono strade e strutture minate. Dobbiamo avanzare con circospezi­one», sostengono. I nemici sono segnalati in ritirata nell’intero settore. E la valutazion­e è che nelle prossime ore, previo l’arrivo di una quindicina di gipponi Humvee americani con dotazioni per la bonifica antimina, l’intera diga e le rive occidental­i del bacino possano venire riconquist­ate.

«Un crollo o l’apertura incontroll­ata delle paratie avrebbe minacciato non solo i civili iracheni ma anche l’ambasciata Usa a Bagdad» fa sapere la Casa Bianca. L’operazione era attesa da tempo, sin dalla caduta della diga nelle mani degli islamici il 7 agosto. «Non possiamo lasciarla al Califfato. E’ una struttura importanti­ssima. Se la facessero saltare, metà Paese ne soffrirebb­e. Mosul e Tikrit, assieme ai pozzi petrolifer­i del Nord, finirebber­o sott’acqua. Non è neppure nell’interesse degli estremisti sunniti distrugger­la. Potrebbero farlo però se fossero con le spalle al muro», ci aveva dichiarato quattro giorni fa il generale Helgurd Hikmet, responsabi­le dei portavoce Peshmerga. Ciò spiega l’intensità dell’attacco coordinato curdo-americano. In 24 ore i jet, bombardier­i ed aerei senza pilota hanno compiuto almeno 14 raid (sabato erano stati 9) nel settore. I portavoce Usa forniscono la lista dei mezzi nemici che sarebbero stati colpiti: 10 pick-up armati di mitragliat­rici pesanti, 7 gipponi Humvee, 2 cingolati. Sarebbe anche stato distrutto un posto di blocco. «Questi attacchi americani sono fondamenta­li per aprire la via. Ora i nostri soldati devono fare i conti con gli attacchi suicidi, le mine sul terreno e le strutture attorno alla diga infestate di ordigni innescati», dichiara l’ex ministro degli Esteri iracheno, il curdo Hoshyar Zebari. L’avanzata curda verso Mosul ha costretto gli islamici ad abbandonar­e i villaggi di Tesqof, Risala e altri centri urbani della zona da dove era dovuta fuggire la popolazion­e cristiana, curda, sciita e la minoranza degli yazidi. «Miriamo a liberare l’intera piana di Ninive», ha aggiunto Zebari. All’offensiva americano-curda in Iraq si accompagna­no i bombardame­nti dell’aviazione governativ­a siriana nella città di Raqqa, considerat­a la capitale dei fondamenta­listi sunniti in Siria. Il bilancio dei loro morti ieri supererebb­e quota 30. Il Califfato sembra dunque in crisi. Due settimane fa appariva forte in Siria e vittorioso in Iraq. Il sogno di uno Stato unico sunnita sulle rovine dei confini definiti dalle potenze coloniali alla fine della Prima guerra mondiale pareva più vicino che mai. Ma ora è accer-

 ??  ?? Sul Tigri Combattent­i curdi in movimento verso la grande diga di Mosul sul fiume Tigri, strappata
quasi totalmente alle milizie jihadiste che l’avevano conquistat­a il 7 agosto. Il nome «Peshmerga» significa «quelli che affrontano la morte» (Afp/Ahmad...
Sul Tigri Combattent­i curdi in movimento verso la grande diga di Mosul sul fiume Tigri, strappata quasi totalmente alle milizie jihadiste che l’avevano conquistat­a il 7 agosto. Il nome «Peshmerga» significa «quelli che affrontano la morte» (Afp/Ahmad...

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