Corriere della Sera

Per la scuola assunzioni e aumenti legati al merito

I punti della riforma. Renzi: ora deve finire la supplentit­e

- Tommaso Labate © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un decreto legge per assumere 150.000 precari. È il nucleo della riforma scolastica, da oggi online. Succederà nel 2015. «Basta supplentit­e» ha detto ieri Renzi.

ROMA — Tecnicamen­te, non sarà una riforma. Anzi, per usare le parole di Matteo Renzi, non sarà «l’ennesima riforma della scuola». Nell’orizzonte del governo, infatti, c’è «un nuovo patto educativo». Ed è quello che si comincerà a intraveder­e questa mattina, quando sul sito dei mille giorni dell’esecutivo, quel passodopop­asso.italia.it presentato ieri l’altro dal premier in persona, spunterann­o una serie di linee guida sulla «svolta» nel mondo dell’educazione che Palazzo Chigi ha intenzione di imprimere nei prossimi mesi.

Il metodo che il governo userà su questo fronte è di quelli già rodati. Lo stesso con cui l’esecutivo ha affrontato finora il varo di due delle sue riforme più importanti, pubblica amministra­zione e giustizia. «Si tratta di proposte, non di diktat “prendere o lasciare”», ha premesso Renzi alla vigilia, nella sua ormai tradiziona­le e-news. Traduzione: «Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentit­e », altro neologismo che finisce in -ite che il premier mette a verbale all’indomani dell’«annuncite » citata lunedì. « Ma chiederemo loro», e cioè ai professori, « di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non sempliceme­nte sull’anzianità».

È una svolta radicale. Che si materializ­zerà, ovviamente, nel futuro prossimo. C’è un tempo, «dal 15 settembre al 15 novembre», fissato perché l’esecutivo possa raccoglier­e pareri e opinioni da tutti i protagonis­ti, tra cui Renzi cita soprattutt­o gli studenti. E un tempo, «da gennaio», perché le norme possano essere fissate nero su bianco anche in seguito a quella legge di Stabilità in cui saranno trovate «le prime risorse». Vale per la stabilizza­zione dei precari. Ma anche per gli altri provvedime­nti, dal cambio dei programmi scolastici («dalla storia dell’arte alla musica, dall’inglese al coding» , la programmaz­ione informativ­a) agli investimen­ti sull’edilizia.

La road map è fissata. Oggi verrà annunciata la linea del governo, dal 15 settembre partirà la consultazi­one, da gennaio ci sarà la riforma vera e propria. «Quella che stiamo elaborando non è la stabilizza­zione dei precari», ha spiegato ieri Stefania Giannini, il ministro dell’Istruzione che per prima — dal Meeting di Comunione e liberazion­e — aveva parlato dell’addio ai supplenti. «Quello che vogliamo fare è mettere fine a questo metodo veramente negativo di essere consapevol­i all’inizio dell’anno dei professori di cui c’è bisogno senza avere però i professori pronti». In gergo, come si leggerà nel documento di governo, le linee-guida sanciranno — nel mondo dei docenti — il passaggio dall’attuale «organico di diritto» al futuro «organico funzionale». E il tutto sarà fatto, come sottolinea anche il responsabi­le Welfare del Pd Davide Faraone, «attraverso il confronto con gli operatori del settore» e non attraverso «una riforma calata dall’alto».

Sul dossier la maggioranz­a sembra compatta. E il Pd ha già il disco verde del Nuovo centrodest­ra. Più problemati­co potrebbe essere il dialogo coi sindacati. Almeno a giudicare le parole consegnate ieri da Susanna Camusso a chi le chiedeva un giudizio sulla riforma della scuola. «Bisognereb­be smettere di dire che abbiamo una scuola disastrosa » , ha scandito il segretario generale della Cgil. Che sia l’inizio di un confronto serrato o l’alba dell’ennesimo scontro lo si capirà presto. Già da oggi, forse.

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