Corriere della Sera

Fuga con il figlio malato Cade l’ordine d’arresto

La coppia voleva un’altra terapia per il figlio malato di tumore Cameron: mi ricorda il mio Ivan. Dietrofron­t della polizia

- Adriana Bazzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO — Esiste una medicina miracolosa per tutti i bambini malati: la vicinanza e l’amore dei genitori. Non li guarisce, ma sicurament­e li fa sentire bene. Oggi il piccolo Ashya, il bambino inglese di cinque anni con un tumore al cervello, ricoverato in un ospedale di Malaga, l’avrà. Ne era stato privato perché papà e mamma, Brett e Naghmeh King, erano stati arrestati e imprigiona­ti a Madrid dopo che lo avevano prelevato dall’ospedale di Southampto­n, contro il parere dei medici, per portarlo in Spagna, nel tentativo di trovare cure migliori rispetto a quelle ricevute in Gran Bretagna.

Adesso però il Crown Prosecutio­n Service, la procura inglese, ha ritirato il mandato di cattura internazio­nale e i genitori sono stati liberati, senza altri provvedime­nti a loro carico. E ha anche messo a disposizio­ne un oncologo pronto a raggiunger­e la famiglia in Spagna. Una decisione

La mobilitazi­one In 200 mila hanno firmato una petizione per chiedere la loro scarcerazi­one

inevitabil­e di fronte un caso che ha commosso tutti, David Cameron in prima fila. Il premier inglese, che non parla spesso di quel figlio Ivan colpito da epilessia e da paralisi cerebrale, morto nel 2009, ha detto: «Le fotografie di Ashya mi fanno ricordare il mio ragazzo gravemente malato». Al numero 10 di Downing

Il medico Il governo ha messo a disposizio­ne un oncologo che potrebbe raggiunger­e il piccolo a Malaga

Street è arrivata una petizione che chiedeva la liberazion­e dei genitori di Ashya e che ha raccolto oltre 200 mila firme. Il governo ha messo a disposizio­ne dei King un oncologo pronto a raggiunger­e la famiglia in Spagna.

Il piccolo Ashya è stato operato a Southampto­n per un medullobla­stoma, un tumore cerebrale piuttosto cattivo, e curato secondo gli schemi classici. Ma i genitori hanno scoperto su Internet una terapia d’avanguardi­a, la radioterap­ia con protoni che esiste nel Regno Unito ed è gratuita, ma ancora per casi selezionat­i. Così hanno deciso di andare all’estero: avevano già preso contatti con una clinica nella Repubblica Ceca, dove si pratica questa cura (che in Italia esiste, a Pavia), ed erano disposti anche a volare a Houston, negli Stati Uniti. Il passaggio in Spagna era solo per vendere una casa di loro proprietà e recuperare i soldi per pagare le spese mediche. Ma lì sono stati intercetta­ti dalla polizia, grazie anche alla «caccia all’uomo» sostenuta dai social media.

Così loro sono finiti in prigione a Madrid, a quasi 500 chilometri di distanza da Malaga, e il loro bambino è rimasto solo in ospedale: non sa lo spagnolo e ci si chiede come abbia potuto comunicare con i medici e ricevere conforto. Solo il fratello maggiore Danny (i figli sono sette) ha potuto stare con lui per alcune ore, grazie a un permesso della polizia. Un altro fratello, Naveed, parlando a Channel 4 News, ha denunciato il fatto che i medici non davano informazio­ni per telefono.

Adesso si comincia a parlare di azioni legali da parte della famiglia nei confronti dell’ospedale di Southampto­n, come ha annunciato l’avvocato dei King: c’è da sperare che il futuro di Ashya non si giochi nei tribunali, ma in ospedali che lo possono davvero aiutare. L’impression­e, però, è che per lui ci sia un po’ poco da fare sul piano medico (sembra di capire che sia al quarto stadio della malattia e già ora è alimentato con un sondino), ed è per questo che, al momento, la sua serenità è il bene più prezioso da salvaguard­are.

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 ??  ?? La polizia spagnola In alto, a Malaga, il momento dell’arresto di Brett e Naghemeh King avvenuto il 31 agosto scorso. Ieri i coniugi sono tornati in libertà (Photomasi)
La polizia spagnola In alto, a Malaga, il momento dell’arresto di Brett e Naghemeh King avvenuto il 31 agosto scorso. Ieri i coniugi sono tornati in libertà (Photomasi)

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