Corriere della Sera

L’IMPROVVISA­ZIONE SUL DIRITTO DI FAMIGLIA CHE CREA DISAGIO TRA I CITTADINI

- Maria Silvia Sacchi

C’è stato un tempo in cui la politica è stata capace di intercetta­re — e spesso di anticipare — i nuovi bisogni sociali, offrendo risposte e certezze normative alle richieste che arrivavano dai cittadini in tema di diritti civili e di famiglia. Davvero un’altra epoca. Oggi questa capacità di elaborazio­ne si è persa per strada, lasciando spazio a discussion­i superficia­li, spesso solo banalmente grevi, che non possono produrre scelte. E soprattutt­o le scelte mature che servirebbe­ro di fronte a una società che va sempre più parcellizz­andosi e complicand­osi.

Basta una discussion­e a suon di tweet di fronte, per esempio, a un progresso tecnologic­o che ha radicalmen­te modificato le modalità di diventare padre e madre, trascinand­o con sé lo stesso ruolo paterno e materno? Non ha davvero insegnato niente il dolorosiss­imo caso degli embrioni scambiati in un ospedale romano?

Occorre cambiare passo al più presto e porre fine a ciò che è sotto gli occhi di tutti: la totale incertezza dei propri diritti e dei propri confini in un tema estremamen­te delicato come la sfera degli affetti e dei rapporti sociali. Dall’attribuzio­ne del cognome materno alla possibilit­à di adozione da parte delle coppie omosessual­i passando per un argomento che sembra ormai «assimilato» come il divorzio (ma le tante uccisioni che avvengono in questa fase ci dicono che forse così non è) sono solo alcuni dei molti fronti aperti che non riescono a trovare risposta adeguata da chi quella risposta è tenuto a darla: la politica.

Se talvolta qualcosa si muove, questo accade sotto la spinta di sentenze della magistratu­ra (che in materia di famiglia da troppo tempo si è di fatto sostituita al legislator­e che costanteme­nte richiama ai propri doveri) o della pressione del diritto internazio­nale.

Il risultato non è una maggior chiarezza, quanto invece il moltiplica­rsi delle differenze tra le persone a seconda delle disponibil­ità economiche, della cittadinan­za, della capacità culturale.

Il disagio per l’improvvisa­zione e la contrappos­izione ideologica sono sempre più forti.

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