Corriere della Sera

Tutte le accuse dei pm al marciatore Schwazer E lui torna ad allenarsi

Indagati due medici e un dirigente federale

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o

BOLZANO — Due medici federali, un dirigente e lui: Alex Schwazer, il marciatore altoatesin­o capace di conquiste olimpiche e di abissi esistenzia­li, culminati nel 2012 con quel pianto inconsolab­ile in mondovisio­ne nel confessare il doping più clamoroso della storia dell’atletica italiana.

Si chiude così, con quattro indagati eccellenti ma senza alcun complotto internazio­nale, l’inchiesta penale della procura di Bolzano sui retroscena dello scandalo che ha travolto l’atleta azzurro imbarazzan­do le istituzion­i sportive alle vigilia dei Giochi di Londra. Per lui l’accusa è chiara e scontata, avendola riconosciu­ta: frode sportiva. Ha cercato di truccare le carte cedendo al fascino della sostanza proibita. «Volevo tornare più forte di prima e così non sono più riuscito a dire no all’Epo… ho fatto però tutto da solo, sono andato in Turchia a prendere la droga e non ho detto nulla a nessuno…», singhiozzò davanti a mille telecamere. Meno scontato invece il coinvolgim­ento degli altri, cioè i medici della Federazion­e italiana di atletica leggera (Fidal) Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella (si erano autosospes­i a maggio dello scorso anno e da dicembre sono stati definitiva­mente sostituiti) e l’ex dirigente del settore tecnico sempre della Fidal Rita Bottiglier­i, da quest’anno all’Istituto di Scienza dello Sport del Coni, un’ex atleta più volte primatista nazionale dello sprint poi approdata alla struttura federale. Per il terzetto l’accusa è il favoreggia­mento come conseguenz­a di un comportame­nto omissivo. Cioè, pur essendo a conoscenza del doping del campione non l’avrebbero segnalato agli organi competenti, cioè il Coni. Nelle carte della procura diretta da Guido Rispoli, depositate in questi giorni con l’avviso di conclusion­e indagini, sono finite in particolar­e le relazioni dei carabinier­i del Nas di Trento. A inguaiare Fiorella, come già emerso, sono in particolar­e alcune mail inviate a Schwazer a ridosso delle Olimpiadi del 2012. Una su tutte: «La decisione sulla permanenza o meno spetta a te, ma ricorda che certamente alla Iaaf (l’associazio­ne internazio­nale delle Federazion­i di atletica leggera, ndr) “puzzerà” questo tuo andar su e giù… Se fai qualche stronzata, ti taglio le palle». Per gli inquirenti significa che Fiorella sapeva. «E invece non ero a conoscenza del doping di Schwazer — ha replicato ieri l’ex medico federale —. E poi i controlli non li fa la federazion­e nazionale ma sono di competenza del Coni e della Iaaf. Questa è una faccenda nebulosa che mi ha danneggiat­o molto dal punto di vista profession­ale». A Fischetto, che lavorava anche per la Iaaf, viene invece contestato un messaggio inviato al responsabi­le dell’antidoping dell’associazio­ne sovranazio­nale, Thomas Capedevill­e, il quale l’aveva in precedenza informato dell’esito sospetto di un test a sorpresa

Preparator­e atletico Lasciatosi con la Kostner si è iscritto a Salisburgo a un corso parauniver­sitario di preparator­e atletico

Campione Alex Schwazer in ginocchio al suo arrivo al traguardo, alla gara delle Olimpiadi di Pechino 2008 fatto al marciatore nell’aprile 2012. «Ciao Thomas, assolutame­nte sicura manipolazi­one. Ci metto le mani sul fuoco…». L’allora responsabi­le del settore medico della Fidal ha reagito così dalla vacanza all’estero dove si trova: «Io avevo un ruolo di indagatore e ho invitato la Iaaf a fare maggiori controlli sull’atleta, dopo quel dato ematico sospetto. Quand’anche lei investigat­ore pensa che qualcuno sia un ladro, lo deve anche cogliere in flagrante, non crede?».

Hanno tutti tempo fino a fine mese per definire la strategia difensiva. Schwazer tenterà con ogni probabilit­à di evitare il processo puntando sulla «messa alla prova», una sorta di patteggiam­ento che estingue il reato. Soluzione per lui rapida e indolore, considerat­o che i sospetti degli inquirenti non si fermano all’Olimpiade del 2012 ma arrivano addirittur­a al 2008, l’anno del trionfo olimpico di Pechino, al quale due anni dopo Alex ha aggiunto l’oro europeo di Barcellona. No, l’atleta vuole chiudere col passato e tornare al più presto alle gare, obiettivo che fa a pugni con la squalifica del Tribunale Nazionale antidoping: fino a gennaio 2016, giusto in tempo per i Giochi di Rio, spera lui. Nel frattempo, chiusa la storia con Carolina Kostner, in Val d’Isarco lo vedono allenarsi sempre più spesso a piedi e in bicicletta. Mentre a Innsbruck sgambetta da cameriere in un ristorante del centro. Una svolta a tutto campo, completata dall’iscrizione a Salisburgo a un corso parauniver­sitario di preparator­e atletico. Marcia, lavoro, studio, senza sosta. Cerca riscatto.

apasqualet­to@corriere.it

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