Tutte le accuse dei pm al marciatore Schwazer E lui torna ad allenarsi
Indagati due medici e un dirigente federale
BOLZANO — Due medici federali, un dirigente e lui: Alex Schwazer, il marciatore altoatesino capace di conquiste olimpiche e di abissi esistenziali, culminati nel 2012 con quel pianto inconsolabile in mondovisione nel confessare il doping più clamoroso della storia dell’atletica italiana.
Si chiude così, con quattro indagati eccellenti ma senza alcun complotto internazionale, l’inchiesta penale della procura di Bolzano sui retroscena dello scandalo che ha travolto l’atleta azzurro imbarazzando le istituzioni sportive alle vigilia dei Giochi di Londra. Per lui l’accusa è chiara e scontata, avendola riconosciuta: frode sportiva. Ha cercato di truccare le carte cedendo al fascino della sostanza proibita. «Volevo tornare più forte di prima e così non sono più riuscito a dire no all’Epo… ho fatto però tutto da solo, sono andato in Turchia a prendere la droga e non ho detto nulla a nessuno…», singhiozzò davanti a mille telecamere. Meno scontato invece il coinvolgimento degli altri, cioè i medici della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal) Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella (si erano autosospesi a maggio dello scorso anno e da dicembre sono stati definitivamente sostituiti) e l’ex dirigente del settore tecnico sempre della Fidal Rita Bottiglieri, da quest’anno all’Istituto di Scienza dello Sport del Coni, un’ex atleta più volte primatista nazionale dello sprint poi approdata alla struttura federale. Per il terzetto l’accusa è il favoreggiamento come conseguenza di un comportamento omissivo. Cioè, pur essendo a conoscenza del doping del campione non l’avrebbero segnalato agli organi competenti, cioè il Coni. Nelle carte della procura diretta da Guido Rispoli, depositate in questi giorni con l’avviso di conclusione indagini, sono finite in particolare le relazioni dei carabinieri del Nas di Trento. A inguaiare Fiorella, come già emerso, sono in particolare alcune mail inviate a Schwazer a ridosso delle Olimpiadi del 2012. Una su tutte: «La decisione sulla permanenza o meno spetta a te, ma ricorda che certamente alla Iaaf (l’associazione internazionale delle Federazioni di atletica leggera, ndr) “puzzerà” questo tuo andar su e giù… Se fai qualche stronzata, ti taglio le palle». Per gli inquirenti significa che Fiorella sapeva. «E invece non ero a conoscenza del doping di Schwazer — ha replicato ieri l’ex medico federale —. E poi i controlli non li fa la federazione nazionale ma sono di competenza del Coni e della Iaaf. Questa è una faccenda nebulosa che mi ha danneggiato molto dal punto di vista professionale». A Fischetto, che lavorava anche per la Iaaf, viene invece contestato un messaggio inviato al responsabile dell’antidoping dell’associazione sovranazionale, Thomas Capedeville, il quale l’aveva in precedenza informato dell’esito sospetto di un test a sorpresa
Preparatore atletico Lasciatosi con la Kostner si è iscritto a Salisburgo a un corso parauniversitario di preparatore atletico
Campione Alex Schwazer in ginocchio al suo arrivo al traguardo, alla gara delle Olimpiadi di Pechino 2008 fatto al marciatore nell’aprile 2012. «Ciao Thomas, assolutamente sicura manipolazione. Ci metto le mani sul fuoco…». L’allora responsabile del settore medico della Fidal ha reagito così dalla vacanza all’estero dove si trova: «Io avevo un ruolo di indagatore e ho invitato la Iaaf a fare maggiori controlli sull’atleta, dopo quel dato ematico sospetto. Quand’anche lei investigatore pensa che qualcuno sia un ladro, lo deve anche cogliere in flagrante, non crede?».
Hanno tutti tempo fino a fine mese per definire la strategia difensiva. Schwazer tenterà con ogni probabilità di evitare il processo puntando sulla «messa alla prova», una sorta di patteggiamento che estingue il reato. Soluzione per lui rapida e indolore, considerato che i sospetti degli inquirenti non si fermano all’Olimpiade del 2012 ma arrivano addirittura al 2008, l’anno del trionfo olimpico di Pechino, al quale due anni dopo Alex ha aggiunto l’oro europeo di Barcellona. No, l’atleta vuole chiudere col passato e tornare al più presto alle gare, obiettivo che fa a pugni con la squalifica del Tribunale Nazionale antidoping: fino a gennaio 2016, giusto in tempo per i Giochi di Rio, spera lui. Nel frattempo, chiusa la storia con Carolina Kostner, in Val d’Isarco lo vedono allenarsi sempre più spesso a piedi e in bicicletta. Mentre a Innsbruck sgambetta da cameriere in un ristorante del centro. Una svolta a tutto campo, completata dall’iscrizione a Salisburgo a un corso parauniversitario di preparatore atletico. Marcia, lavoro, studio, senza sosta. Cerca riscatto.
apasqualetto@corriere.it