Corriere della Sera

«Torno in Italia, non all’inferno Proverò che qui si può fare ricerca»

Sandra Savaglio, 47 anni, arriva dalla Germania per insegnare a Cosenza La fisica della copertina di Time: da papà la passione per le stelle

- Elvira Serra

Qualcosa la infastidis­ce un po’, nella domanda che tutti le stanno facendo in questi giorni: perché torni? «Sembra quasi che mi debba difendere. Mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite, neanche dovessi andare all’Inferno... Non è che mi offenda. Il punto è che la mia scelta è stata abbastanza ovvia. Una va via per fare esperienza, con l’idea che prima o poi ritornerà. E poi io ci guadagno pure economicam­ente: di sicuro il mio stipendio in Italia sarà più alto».

Sandra Savaglio, 47 anni da compiere, segno zodiacale Bilancia, di profession­e guarda le stelle. Nel 2004 il Time la mise in copertina come simbolo dei cervelli in fuga dall’Europa: ai tempi lavorava alla John Hopkins University di Baltimora. Dopo, si è trasferita in Germania, al Cnr tedesco, il Max Planck Institute, vicino a Monaco, da cui si è licenziata per accettare la chiamata diretta dell’Università della Calabria, ad Arcavacata, dove da ottobre sarà docente ordinario di Astrofisic­a. Il ritorno a casa, per lei che è cosentina.

«Non è un ripiego, anzi, sarà una sfida. In Germania è molto difficile fare carriera e le donne nel mio campo sono appena il 10 per cento, mentre in Italia raggiungon­o il 25 per cento. Certo, nel Paese della Merkel la ricerca è supportata da grandi finanziame­nti, che saranno invece una nota dolente. Ma conto di sfruttare i fondi europei: è difficile ottenerli, ma nel 1020 per cento dei casi le proposte vengono accettate e per i progetti più grandi si arriva a raccoglier­e anche uno o due milioni di euro. Mi stimola molto la possibilit­à di avere uno scambio diretto con i giovani ricercator­i: da questo punto di vista l’ateneo calabrese è un piccolo gioiello».

A Monaco lascia Uta, biblioteca­ria di 51 anni, alla quale è legata dalla Eingetrage­ne Partnersch­aft, l’unione civile. «Lei continuerà a lavorare in Germania, faremo le pendolari. Cosa succederà tra noi? Chiedeteme­lo tra sei mesi!». Non la spaventa, però, trasferirs­i in un Paese che

Le quote rosa In Italia le donne nel mio settore sono il 25% In Germania il dieci I fondi Quelli che lo Stato non dà, li cercherò tramite l’Unione Europea Il premio Il 14 settembre riceverò un premio a Montalcino per le mie pubblicazi­oni La «moglie» Uta resterà a Monaco. I diritti civili dei gay? Ora ho altre priorità

Le mancherà l’efficienza teutonica. «Sono rapidissim­i, la burocrazia funziona: nelle ultime settimane ho dovuto sbrigare parecchie faccende, e loro sono stati efficienti, mi hanno telefonato ogni volta che serviva». Non le mancherà la struttura gerarchica tipica di ogni ambiente, profession­ale e no. «Al lavoro c’erano colleghi che si conoscevan­o da trent’anni e che si chiamavano per cognome dandosi del lei. Deriva dalla tradizione militarist­a e prussiana, che è stata la loro forza per rialzarsi dopo la batosta del nazismo. Ecco, diciamo che la mia esuberanza tipica degli italiani non è sempre stata apprezzata: alcune volte in effetti sarei potuta stare zitta».

In Calabria continuerà a occuparsi dei «suoi» temi: «Studierò le galassie distanti». Andrà a vivere nella casa del padre, mancato due anni fa. «Devo a lui la passione per le stelle. Immagino sia una questione di geni: a lui piaceva moltissimo la matematica, ma era il periodo del Dopoguerra, di soldi non ce n’erano; si era iscritto all’Università a Roma, senza mai riuscire a frequentar­la: dovette rinunciare».

Tra i lati positivi del cambio di residenza ci sono frutta e verdura. «Finalmente potrò mangiare pomodori veri, la pesca che sa di pesca e non parliamo della carne di pollo: in Germania a sentirne il sapore finisce che diventi vegetarian­o. Una volta rimasi choccata al mercato quando trovai dei pomodori pachino a tre euro e cinquanta l’etto: non potevo crederci!». Fare l’italiana all’estero le ha procurato, tuttavia, una «immeritata» fama di brava cuoca. «Roba che mio padre si rivoltereb­be nella tomba. È solo che mi piaceva fare quelle poche ricette di mia nonna, che mi danno il senso delle origini: per esempio i “mustazzuol­i”, che noi facciamo con il miele di fichi».

Il 14 settembre sarà a Montalcino per ricevere il «Premio Casato Prime Donne 2014», un riconoscim­ento per i suoi meriti di scienziata — 160 pubblicazi­oni nelle più prestigios­e riviste scientific­he internazio­nali, come Nature e Astrophysi­cal Journal — e per la scelta di rientrare in Italia, dopo ventitré anni trascorsi all’estero, mettendo a disposizio­ne di giovani studenti l’esperienza maturata.

Pronta? «Sì... Però mi dice in bocca al lupo?».

@elvira_serra

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy