Corriere della Sera

Amici della Terra, nemici tra loro Veleni dei radicali contro i moderati

La presidente Rosa Filippini: non siamo allineati alla nuova deriva antiameric­ana, terzomondi­sta e antisemita Gli italiani, considerat­i troppo morbidi, espulsi dalla federazion­e

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Succede in Italia qualcosa che racconta come sta evolvendo il movimento ecologista mondiale del Ventunesim­o Secolo. Alla prossima Assemblea biennale generale di Friends of the Earth che si terrà dal 3 al 6 ottobre nello Sri Lanka, l’organizzaz­ione italiana Amici della Terra verrà espulsa dalla federazion­e internazio­nale. Accusata in sostanza di intelligen­za col nemico, spirito di divisione, rifiuto di allinearsi alle indicazion­i del centro. Dopo 36 anni, una delle associazio­ni storiche del movimento ambientali­sta italiano, a lungo al centro di iniziative innovative a livello globale, viene messa ai margini della federazion­e che ha contribuit­o a costruire perché non ne condivide la svolta che va in direzione della radicalizz­azione delle battaglie ecologiste.

Lo scontro ha toni forti. Amici della Terra (AdT) fa parte della federazion­e Friends of the Earth Internatio­nal (FoEI) dal 1978. Da una decina d’anni, però, i rapporti sono tesi, tanto che il centro ha per tre volte inviato a Roma ispettori per valutare l’attività degli italiani. Ora, la rottura: a nome del comitato esecutivo della FoEI, la colombiana Tatiana Roa Avendaño ha annunciato per iscritto la decisione di proporre all’Assemblea di ottobre « di espellere Amici della Terra Italia dalla federazion­e». La replica della presidente di AdT, Rosa Filippini: «È che non siamo allineati alla nuova ideologia del movimento, massimalis­ta, antiameric­ana per principio, terzomondi­sta e antisemita».

Al cuore dello scontro c’è la divergenza sul senso delle battaglie ambientali­ste. Da una parte, FoEI tende a vederle sempre più antagonist­e al modello capitalist­a occidental­e, in qualche modo l’evoluzione nell’era digitale della lotta di classe; dall’altra, AdT ha scelto una via pragmatica che avanza per obiettivi senza preclusion­i, si tratti di lavorare con grandi imprese o si tratti di discutere di una centrale a carbone. Fino a qualche anno fa, l’associazio­ne internazio­nale — 74 Paesi — funzionava effettivam­ente da federazion­e, dove erano le organizzaz­ioni nazionali a darsi la linea politica per poi confrontar­si con il resto dei Friends of the Earth. Ora, questa autonomia sembra non essere più accettata.

Nella lettera inviata ad Amici della Terra, Tatiana Roa Avendaño dice che AdT non condivide «vision, mission e principi» di FoEI, che è percepita come «fonte di divisione»

Il summit di ottobre La decisione verrà formalizza­ta nel summit biennale che si terrà nello Sri Lanka a ottobre

del movimento ecologista italiano e da esso isolata, che ha un reddito per il 40% provenient­e da conferenze finanziate anche da imprese come Eni ed Enel, che non lotta abbastanza contro l’energia sporca e «non è d’accordo con l’idea di giustizia ambientale». Quest’ultima è la teoria alla base delle tendenze antagonist­e che si sono sviluppate nel movimento ambientali­sta mondiale dall’inizio del secolo, in parallelo al radicalizz­arsi delle campagne d’allarme sui cambiament­i climatici: per giustizia ambientale (o climatica) si intende l’idea di fare pagare — in termini di denaro ma anche di restrizion­i e di nuove leggi — all’Occidente «inquinator­e» i costi per i danni ambientali e di subordinar­e la crescita economica a poco definiti diritti umani, diritti collettivi, eguaglianz­a sociale.

Alle accuse, Amici della Terra ha risposto con una mozione approvata dal suo congresso. Da una parte vi si ricorda il ruolo giocato da AdT negli anni: la guida del movimento contro le centrali nucleari; il primo convegno europeo, a Milano a fine Anni Ottanta, sulla protezione delle foreste tropicali, con la partecipaz­ione di tribù amazzonich­e; la prima assemblea, nel 1989, degli ecologisti dell’Europa dell’Est quando erano ancora in clandestin­ità, organizzat­a a Napoli; il ruolo giocato da AdT per raggiunger­e

Dopo 36 anni Il gruppo fa parte dell’organizzaz­ione da 36 anni. Tra le accuse, i fondi ricevuti da alcune aziende

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