Fiat, rinnovo per un anno della cassa a Mirafiori
La Fiat ha avviato la procedura per il rinnovo della cassa integrazione ordinaria nel polo produttivo torinese che comprende Mirafiori e Grugliasco, per un anno, quindi fino al 28 settembre 2015. La nuova cassa è finalizzata alla «riorganizzazione aziendale» e consentirà di preparare lo stabilimento di Mirafiori al nuovo investimento per il suv Levante previsto entro fine 2015. Nei prossimi giorni ci sarà l’esame con i sindacati in sede aziendale e presso la Regione Piemonte. La proroga sarà chiesta per tutti i 6.270 lavoratori del sito torinese. Durante questo nuovo anno di cassa integrazione andranno avanti le produzioni della Mito a Mirafiori, delle Maserati quattroporte e Ghibli a Grugliasco e delle scocche per i modelli Maserati granturismo e grancabrio. Nel testo inviato dal gruppo guidato da Sergio Marchionne ( nella foto) alle rappresentanze sindacali si ricorda che è stato annunciato «un piano finalizzato all’avvio degli investimenti necessari per assicurare il futuro produttivo e occupazionale del Polo Produttivo Torino». Gli interventi previsti dal piano di riorganizzazione «saranno rivolti all’ampliamento e alla rivisitazione delle aree dedicate ai siti produttivi» di Mirafiori e Grugliasco, al miglioramento degli standard di sicurezza nelle aree che verranno risistemate, all’ampliamento delle mense aziendali, degli spogliatoi, dei parcheggi della Maserati con un ulteriore incremento del personale proveniente da Mirafiori, al potenziamento delle infrastrutture informatiche e alla riorganizzazione «dei flussi operativi e tecnologici delle diverse unità operative». Sono anche previste attività di formazione professionale. Intanto per le vendite di auto negli Stati Uniti ad agosto gli analisti prevedono, in media, un incremento di circa l’1% con Fiat-Chrysler che continua a performare meglio dei principali competitor.
Il via libera di Consob e Borsa italiana è atteso entro metà ottobre e l’amministratore delegato Stefano Beraldo è convinto che la sua Ovs riuscirà ad approdare al listino i primi giorni di novembre. Dopo un road show che da Milano toccherà Londra e altre capitali europee, con a sorpresa anche un passaggio negli Stati Uniti. Visto che la quotazione a Piazza Affari della più grande rete italiana di negozi prevede un collocamento presso investitori istituzionali americani. In Borsa arriverà una società con 1.13 miliardi di fatturato, un ebitda di 150 milioni,1.031 negozi tra le insegne Ovs, Kids, Upim e Iana.
Rispetto ai programmi iniziali, Beraldo e il direttore finanza Luca Zeilante hanno deciso di approdare al listino anche con i conti semestrali approvati a fine luglio (il gruppo chiude l’esercizio il 31 gennaio) che dovrebbero riflettere i benefici delle nuove aperture dei primi mesi dell’anno. Sulla base dell’ebitda 2014 di 150 milioni, il mercato ha iniziato a delineare qualche ipotesi di valutazione. La nuova Ovs, nata pochi mesi fa da uno spin off del gruppo Coin, potrebbe arrivare in Borsa con una capitalizzazione attorno a un miliardo. Forse sotto quella soglia di 1,5 miliardi ipotizzata dal mercato sei mesi fa, prima della doccia fredda caduta sugli Ipo di Sisal e Rottapharm. Dipenderà dalla predisposizione dei mercati, diventati più selettivi con la prima ondata di Ipo di primavera. E dai sondaggi, peraltro già avviati, dalla squadra di coordinatori dell’offerta che a inizio novembre dovranno raccogliere gli ordini dei sottoscrittori Ovs. In prima linea ci sono Unicredit, Banca Imi, Merrill Lynch, Goldman Sachs più Hsbc e Credit Suisse in veste di joint bookrunner, affiancati dall’advisor Lazard. La catena di negozi andrà al listino con un’operazione mista. Ci sarà un aumento di capitale fino a 250 milioni più il sovrapprezzo per rimborsare una buona fetta del debito e soprattutto per dotare la società dei mezzi per la crescita, visto che il programma di aperture si colloca tra 40 e 80 nuovi spazi all’anno.
Ma c’è un altro tema che in queste settimane si sta delineando tra i soci del gruppo Coin. Ossia il fondo Bc partners, cui fa capo l’80,5% del capitale, affiancato dai coinvestitori Ontario Teachers (13,%) e l’Investindustrial di Andrea Bonomi (4,6%) che tre anni fa hanno rilevato il gruppo per 1,4 miliardi di valore d’impresa. Durante l’estate si sono fatti avanti alcuni fondi di private equity internazionali con focus sui rilanci aziendali, interessati a studiare un investimento sull’altra gamba del gruppo. Si tratta dei 100
I dati di giugno di Assogestioni
Il risparmio gestito in Italia continua la sua corsa sfiorando il nuovo record di 1.460 miliardi di patrimonio a fine giugno. Secondo i dati di Assogestioni, nel secondo trimestre del 2014 i fondi hanno raccolto 30,9 miliardi di euro, archiviando i primi sei mesi dell’anno a 60,4 miliardi. Un risultato che raggiunge quasi la quota dell’intero 2013, che si è chiuso con una raccolta record di 62,6 miliardi. Ora si guarda ai dati di luglio, attesi la prossima settimana, che dovrebbero confermare il buona andamento del settore.