Barlocco (Samsung): entro due anni la casa intelligente
Le novità alla Fiera di Berlino
Nemmeno Blade Runner, il film cult del 1982 diretto da Ridley Scott che pure aveva anticipato tante invenzioni diventate ormai realtà come il comando vocale per la tv, aveva osato tanto: la casa intelligente. Eppure sembra ormai che il nuovo mantra dell’industria tecnologica sia vendere lavatrici e frigoriferi che eseguono gli ordini dei nostri smartphone e che ci spediscono email per comunicarci come stanno. «La smart home sarà il tema della Fiera di Berlino» anticipa Carlo Barlocco, senior vice president di Samsung Electronics Italia (per tradizione il presidente della multinazionale, in ogni Paese, è sempre un coreano), che sta salendo sull’aereo per essere presente all’Ifa. La sfida è renderla di massa e non scelta solo per ricchi. «Noi pensiamo che ci vorranno ancora uno o due anni per avere una diffusione di massa, i volumi stanno aumentando parecchio». Nella visione di Samsung la diffusione di queste tecnologie sta diventando importante non solo in termini di maggiore comodità fine a se stessa ma anche come strumento di controllo dei consumi, con un monitoraggio degli elettrodomestici indipendentemente da quanto ci dice il gestore. «Stiamo già lavorando con un gestore nazionale per sviluppare delle app da usare non solo per il controllo e le notifiche delle bollette ma anche per ottimizzare i consumi. Il lancio è atteso per il primo semestre del 2015» anticipa Barlocco. In tema di agenda digitale, il manager - che partecipa attivamente ai tavoli e che può contare sul confronto con la Corea, Paese con 50 milioni di abitanti dove oltre il 90% della popolazione ha un accesso a una rete ultrabroadband – ritiene che tra le principali motivazioni del ritardo ci sia il fattore geografico. «Seoul ha 20 milioni di abitanti, noi viviamo in una dimensione con montagne e ostacoli e le nostre città più grandi non superano i due milioni di abitanti». Anche se riconosce che manchi anche la «volontà politica». Senza contare i segnali contrari che arrivano all’intero settore con scelte come «la tassa sugli smartphone di 4,99 euro. Non è una difesa dell’innovazione: io la avrei fatta guardando all’utilizzo da parte dei consumatori dove l’80 per cento usa ormai la musica in streaming e dunque subisce la tassa due volte. Ci sono molti modi per favorire le proprietà intellettuali e figuriamoci se noi non siamo da questa parte: dopo l’Ibm siamo i secondi al mondo per numero di brevetti. Ma in questo caso il messaggio era: non abbiamo una soluzione per i download illegali quindi carichiamo a monte l’inefficienza. Come se la Coop caricasse un euro su ogni scontrino perché non riesce a frenare i furti».
Manager Carlo Barlocco